Mangiare con la cultura: chi ci riesce e chi no
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21 Settembre 2023di Mattia Feltri
Il mio vecchio amatissimo amico Fabrizio Roncone ha scoperto, mentre era ospite di Tiziana Panella su La7, della visita a Lampedusa programmata da Elly Schlein per il 27 di settembre. Fra sei giorni, e una decina abbondante dopo l’ultima profusione di sbarchi, per cui Lampedusa è tornata sui nostri giornali scortata dal fedele signor Collasso e dalla fedele signora Emergenza. Tempi di reazione curiosi, ha detto Fabrizio, dieci giorni sono quanto servì a Schlein per decidere di affondare gli stivali nel fango romagnolo. In effetti sì, in una stagione nella quale i ritmi del dibattito seguono quelli di un videogame, per cui se uno dice bau tu devi all’istante rispondere miao, altrimenti sei fuori dai giochi, una settimana e mezzo è lo spazio del letargo. È uno dei motivi per cui la politica è noiosa, sia farla sia raccontarla, e io che sto diventando un vecchio barbogio comincio a rimpiangere l’era dei dinosauri. Quando, nel 1981, Enrico Berlinguer concesse a Eugenio Scalfari la celebre intervista sulla questione morale, Giorgio Napolitano scelse di rispondergli sull’Unità. L’intervista fu pubblicata il 28 luglio, la replica uscì il 21 agosto. Ventiquattro giorni dopo. Durante i quali Napolitano – immagino – scrisse, lasciò lì, rilesse, riscrisse, lasciò lì, rilesse, limò, mandò a Emanuele Macaluso, ne approvò la sostituzione di un avverbio e, spostata l’ultima virgola, mandò in stampa. Ne scaturì un dibattito mastodontico che impegnò le migliori energie dell’intera aristocrazia comunista per mesi. Ecco, è bello immaginare Schlein che scrive, lascia lì, rilegge, lima eccetera. Lasciateci sognare.