Il dramma di Corrado Recchia, che insegna a Abbadia San Salvatore “ Ho moglie e due figli, per la spesa ho chiesto aiuto a mia madre”
di Antonino Palumbo
«Ho 47 anni e due figli, ma per fare spesa ho chiesto soldi a mia madre. Ora non so come pagare l’assicurazione dell’auto. Quella che uso per andare a scuola a fare il mio lavoro». Tutti i giorni, o quasi, una quarantina di chilometri all’andata e altrettanti al ritorno, fra Sorano e Abbadia San Salvatore, la Maremma e l’Amiata. Quella di Corrado Recchia è una delle migliaia di storie di docenti precari di tutta Italia, titolari di supplenze brevi, che ancora non hanno ricevuto stipendio alcuno, dopo tre mesi (e oltre) fra cattedra e banchi di scuola. Un popolo di lavoratori alle prese con mutui, bollette, medicinali, carburante, pane quotidiano. Con sempre meno soldi sul conto e nel salvadanaio. Ora aspettano l’assegnazione straordinaria promessa dal Ministero dell’istruzione del merito ( l’ 11 o il 12 gennaio) e, soprattutto, l’annunciata proposta definitiva di risoluzione dell’annosa questione che si staacuendo di anno in anno.
« Lavoro dal 9 ottobre scorso ad Abbadia San Salvatore – racconta Recchia, docente di matematica all’istituto Avogadro – con contratto che viene rinnovato di mese in mese. Diciotto ore in cinque classi e appena 146 euro ricevuti: quelli del Tfr dello scorso anno». La ricerca di spiegazioni è stata vana: « È stato impossibile consultare la situazione stipendi, sia sul sito di NoiPa, sia su quello dell’Inps. Non riesco neppure a vedere se il pagamento è stato disposto o meno. L’unica certezza, provata, è che dalla segreteria scolastica la documentazione è stata inviata. Ma di soldi neppure l’ombra». Corrado ha una moglie, pure docente, che al momento sta però lavorando poco e riesce a portare a casa poche centinaia di euro al mese. Hanno due figli, la loro priorità. « Ma le risorse stanno finendo. Stiamo cercando di risparmiare sul superfluo, ma i soldi che avevamo da parte stanno finendo. Fa rabbia. Ci si sente umiliati. E lunedì prossimo torneremo a scuola senza aver visto ancora uno stipendio» aggiunge Corrado.
Romano di nascita, toscano d’adozione da quasi vent’anni, Recchia ha lavorato a lungo in una casa- famiglia e negli ultimi anni si è dedicato all’insegnamento. Fra i motivi che l’hanno portato in Maremma, oltre alle ragioni di cuore, anche il tempo: quello da sottrarre al traffico e dedicare alla musica, lui che è anche cantautore col nome d’arte di Corrado Re. Musica che, in questo momento, è temporaneamente solo una cura per l’anima. « Sto rimandando degli acquisti, le priorità sono altre. Ho cercato di ritardare il più possibile il pagamento di alcune bollette e con l’ultimo affitto ho raschiato il fondo del barile» lamenta il prof musicista dell’Avogadro di Abbadia San Salvatore. Dai motori altri ‘ dolori’: « Sto usando pochissimo l’auto, ma non posso farne a meno per andare a scuola. Ma se non arrivano soldi entro fine gennaio, non ho modo di pagare l’assicurazione. La situazione sfiora il drammatico».
Come Recchia, centinaia di docenti si stanno confrontando e organizzando in una mobilitazione sul gruppo Facebook ‘ Noi Precari senza stipendio e diritti!’. Corrado racconta la sua storia ferito nell’orgoglio: « Non volevo che mia madre sapesse della situazione – confida – poi l’argomento è venuto fuori, a Natale, e lei mi ha dato una mano. Non per i regali, quanto per fare la spesa » . Corrado non sa quando potrà rivederla: « Tornare a Roma, in questo momento, è un lusso » . L’annunciato pagamento dell’ 11 o 12 gennaio non tranquillizza Recchia, né i suoi colleghi: «Il problema riguarda migliaia di noi, temiamo non ci siano risorse sufficienti. Cosa provo? Una grande sensazione di insicurezza. Di paura. Di vuoto».