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27 Gennaio 2024LA MIA TESTIMONIANZA PER LE VITTIME INNOCENTI
27 Gennaio 2024
La Corte internazionale di Giustizia: proteggere i civili. Netanyahu: accuse oltraggiose
D.F.
GERUSALEMME La compagnia area El Al ha deciso di chiudere la tratta Israele-Sudafrica entro fine marzo, anche perché ormai tra le due nazioni resta poco da trattare. Non c’era bisogno di aspettare la decisione della Corte internazionale di Giustizia, i passeggeri erano diventati troppo pochi dopo che il governo a Johannesburg ha presentato ai giudici dell’Aia la petizione con l’accusa di genocidio per la guerra condotta a Gaza contro Hamas.
La presidente Joan Donoghue ha letto le pagine della risoluzione per oltre 35 minuti, attingendo dal bicchiere d’acqua più a voler sottolineare i passaggi che per la gola secca. Le sei misure sono definite «provvisorie» perché la Corte riconosce di avere giurisdizione sul caso (i rappresentati israeliani chiedevano che lo rigettasse) ma ammette che ci vorranno anni per affrontarlo mentre «la catastrofica situazione umanitaria rischia di deteriorarsi».
Sorso: «Siamo profondamente preoccupati per la continua perdita di vite e la sofferenza senza fine. Il conflitto sta causando vittime immense tra i civili, la devastazione delle infrastrutture e lo sfollamento di 2 milioni di persone». Sorso: «Lo Stato d’Israele deve prendere tutte le misure necessarie per prevenire che vengano commessi gli atti indicati dall’articolo 2 della convenzione sul genocidio». Sorso: «Deve garantire un ingresso maggiore di aiuti». Sorso più lungo: «Deve punire l’incitamento al genocidio». Delle parole più infiammatorie pronunciate tra gli oltranzisti al governo — il Sudafrica aveva elencato anche cantanti di estrema destra — la giudice sceglie invece quelle di Yoav Gallant, il ministro della Difesa, del presidente Isaac Herzog e di Israel Katz, adesso a capo della diplomazia e considerato vicino a Bibi: così il premier non può prendersela con gli odiatori abituali come Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich. Su questo punto e su quello dell’assistenza umanitaria ha votato a favore anche Aharon Barak, l’ex presidente della Corte Suprema israeliana, aggiunto alla Corte per questa disputa, come pure un giurista sudafricano.
I giudici non arrivano — come chiedevano i sudafricani e si aspettavano i palestinesi — a ordinare il cessate il fuoco immediato. Stabiliscono che gli israeliani presentino da qui a un mese una relazione in cui dimostrano di aver rispettato le «misure». «La Corte non è convinta — commenta Alon Pinkas, editorialista del quotidiano Haaretz — che l’accusa di genocidio sia a questo punto fondata ma che Israele sia pericolosamente vicina a violare la Convenzione. Sono colpi di avvertimento che assieme alle trattative sul rilascio degli ostaggi in cambio di una tregua possono creare una grossa crisi interna alla coalizione di Netanyahu». Che replica alla decisione: «Il vile tentativo di negare allo Stato ebraico il diritto inalienabile di proteggere i propri cittadini è oltraggioso, continueremo a difenderci contro Hamas, un’organizzazione terroristica genocida».
I palestinesi uccisi nella Striscia superano i 26 mila dall’inizio dell’offensiva decisa da Netanyahu 112 giorni fa in risposta ai massacri commessi dai fondamentalisti nel sud del Paese il 7 ottobre, quando — come ha ricordato la giudice — 1.200 persone sono state uccise e oltre 240 rapite, 100 sono ancora tenuti a Gaza. «Le misure fissate dalla Corte — commenta Riad Al Malki, il ministro degli Esteri palestinese — ricordano con forza che nessuna nazione è al di sopra della legge. Chiediamo che la comunità internazionale ne verifichi il rispetto». L’Ue annuncia che si aspetta «un’applicazione immediata, piena ed efficace delle disposizioni».