BUCARE IL VELO DELL’IPOCRISIA
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13 Ottobre 2023I
Le conseguenze economiche dell’ennesima crisi israelo-palestinese sono ogni giorno più pesanti. Il prezzo del gas ieri sera è schizzato in chiusura al famigerato Ttf di Amsterdam: il future scadenza novembre ha segnato un +15%, arrivando a 53 euro al megawattora. La crescita cumulata nell’ultima settimana è di circa il 40 per cento. Oltre all’aumento del prezzo del petrolio anche sulle nuove tensioni in Medio Oriente, gli operatori attribuiscono il fortissimo aumento ai nuovi scioperi nel settore in Australia e alla perdita a forte sospetto di sabotaggio al gasdotto sottomarino che collega la Finlandia e l’Estonia.
NELLA NOTTE TRA SABATO e domenica è stata registrata una perdita dal gasdotto sottomarino che collega Finlandia ed Estonia, chiamato Baltic Connector. Tre giorni fa il presidente finlandese Sauli Niinisto ha dichiarato che la causa «probabilmente» ha origine da un elemento «esterno», senza specificare ulteriormente. Giusto un anno fa una serie di esplosioni in mare avevano provocato la rottura di tre dei quattro gasdotti che compongono Nord Stream 1 e Nord Stream 2. Il Baltic Connector è attualmente il solo condotto per importare gas in Finlandia, escluso il Gnl, da quando le importazioni russe sono state bloccate l’anno scorso dopo l’invasione russa dell’Ucraina.
IL SEGRETARIO DELLA NATO Jens Stoltenberg, durante il vertice di ieri a Bruxelles, ha preso tempo sull’incidente al gasdotto del Baltico: «Dobbiamo aspettare la fine delle indagini – ha detto nella conferenza stampa che si è tenuta nel quartier generale dell’Alleanza nella giornata della ministeriale Difesa – siamo in stretto contatto con Finlandia e Estonia, se si dimostrerà che l’attacco è stato deliberato, sarà considerato come un grave incidente e la risposta sarà unita». Molto improbabile che la Nato possa tirare in ballo la Russia (non lo ha fatto per il Nord Stream), ma la tensione rimane alta.
Nel frattempo gli Stati Uniti hanno aumentato le scorte settimanali di petrolio: 10,176 milioni di barili, decisamente oltre le attese che prevedevano un +492.000 barili.
REGISTRATO TUTTO QUESTO, va però osservato che il mercato del gas è in una situazione molto migliore oggi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: le scorte sono elevate, la domanda è in calo e sono state aperte diverse nuove strutture di importazione, e si prevede un inverno relativamente caldo, che riduce il fabbisogno di gas.
Se già due giorni fa il Fondo monetario internazionale aveva ridotto le stime di crescita per l’economia globale e in particolar modo quella del mondo occidentale, ancora in gran parte dipendente dai gas fossili – a livello globale il 3% nel 2023 dal 3,5% dello scorso anno ed un ulteriore rallentamento nel 2024 al 2,9%, mentre le economie avanzate rallenteranno all’1,5% nel 2023 e all’1,4% nel 2024 dal 2,6% del 2022 – , lo scenario internazionale degli ultimi giorni però ha portato ieri il presidente della Banca Mondiale, Ajay Banga, a sostenere che il conflitto in Israele è «uno choc economico di cui non abbiamo bisogno». Anche i mercati finanziari globali, già scossi dall’aumento dei tassi di interesse e dalla guerra in Ucraina, potrebbero presto virare verso il territorio pesantemente negativo.
CHISSÀ CHE QUESTA VOLTA il loro impatto non sia finalmente positivo sulle decisioni politiche portando a quella de-escalation del conflitto che in tanti sostengono di perseguire.