Dissensi tra generali e premier sulla conduzione della guerra Scintille anche nel governo
24 Ottobre 2023Meloni tace ma invia due messaggi a FI su energie e nomine
24 Ottobre 2023contro i leader integralisti
di Guido Olimpio
Sono già trenta i leader di Hamas uccisi. Nelle ultime ore le unità speciali israeliane hanno condotto missioni nelle zone periferiche di Gaza. Attacchi mirati con agili blitz. Insieme a ricognizioni via terra per testare le difese. Intanto continuano i bombardamenti per distruggere i tunnel dove si rifugiano i terroristi.
Operazioni limitate lungo «la linea di contatto». Intervento di «squadre» composte da forze speciali appoggiate da tank e bulldozer blindati. Infiltrazione di commandos. Israele si affida a tattiche più agili mentre il governo, diviso, deve decidere sull’eventuale invasione della Striscia.
Nelle ultime ore le unità hanno condotto missioni nelle zone periferiche di Gaza: lo ha confermato lo Stato maggiore e lo hanno segnalato i palestinesi. Vi sarebbe stato uno scontro a fuoco piuttosto intenso a est di Khan Younis durante il quale è morto un militare mentre le Brigate Ezzedine al Qassam hanno sostenuto di aver inflitto perdite maggiori. Scaramucce simili a quelle al confine nord con l’Hezbollah libanese. Si testano le difese, sono condotte ricognizioni, gli «esploratori» raccolgono dati per successive iniziative.
Gli obiettiviGli israeliani, con manovre mordi-e-fuggi, perseguono due obiettivi. Il primo è studiare il terreno da vicino, verificare la presenza di postazioni nascoste, dei tunnel, di nuovi punti d’arresto creati dai miliziani. E questo serve a prescindere se vi sarà o meno l’offensiva terrestre.
Il secondo, ancora più complesso, individuare qualsiasi traccia utile legata al dramma degli ostaggi nelle mani di sequestratori diversi. Forse, con il passare del tempo, l’intelligence ha ricevuto qualche informazione. Chissà se le due donne americane rilasciate — una madre e la figlia — sono state in grado di aiutare nell’inchiesta. A volte basta poco.
Hamas, però, è esperta, ha gestito diversi rapimenti senza mai scoprire il fianco a una «talpa» in quanto ha adottato misure sempre inflessibili, con un numero di carcerieri limitato e di assoluta fiducia. Questa volta deve tenere sotto controllo dozzine di persone, una sfida in più. Tenendo conto che Gaza è sottoposta a strike massicci, destinati a crescere di intensità con bilanci pesanti per i civili e guerriglieri. Le fonti locali stimano in 5 mila le vittime dall’inizio della crisi innescata dall’assalto del 7 ottobre.
Le gallerieI palazzi sono demoliti dalle bombe, saltano per aria possibili gallerie usate dai miliziani, sono spazzate via batterie di razzi, vengono distrutte le case di personaggi rappresentativi. E questo avviene anche in località popolate in quanto non tutti se ne sono andati verso sud. La campagna di pressione è unita all’eliminazione dei dirigenti approvata ed enunciata dall’esecutivo guidato dal premier Netanyahu sempre nella tempesta. L’opinione pubblica gli rinfaccia il fallimento, chiede una risposta davanti all’eccidio compiuto dai miliziani con oltre 1.400 morti.
La vendettaDa qui i raid per eliminare mandanti ed esecutori di quanto avvenuto poche settimane fa. Una vendetta affidata a una nuova unità — nome in codice Nili — diretta dal servizio interno Shin Bet (con il supporto della Difesa) ma soprattutto ai droni e ai caccia. Una rappresaglia a cerchi concentrici che ha portato all’uccisione di una trentina di personaggi della scena palestinese.
I membri del Consiglio esecutivo, come Jamila al Rantisi e Jawad Abu Shamala. Quindi gli ufficiali: Alì Qadi, uno dei comandanti di Nukhba, la brigata protagonista dell’attacco; Ayman Nofal, alla testa del settore centrale; Morad Abu Morad, capo del reparto deltaplani; Bilal Khedra, accusato di aver pianificato l’attacco a due kibbutz; Muhammad Ketmash, numero due della «divisione razzi». Infine, gli «esterni», una figura dell’apparato giudiziario, un religioso, uomini della sicurezza, familiari di Mohammed Deif, guida del braccio militare, e di Yahya Sinwar, leader della fazione a Gaza.
Non per tutti c’è la certezza che siano morti, Gerusalemme ne è convinta, i palestinesi hanno confermato il decesso solo di alcuni. Le molte verità, le versioni, la nebbia della propaganda sono la costante di ogni passo del conflitto.