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«A Roma ci sono 150mila appartamenti vuoti, 30.000 persone hanno chiesto un contributo per l’affitto»
«C’è il rischio di abituarsi alla povertà. Incontriamo persone impoverite ogni giorno, possono essere i nostri vicini di casa. Ricordiamo che quasi sempre sono vittime, non colpevoli». Mette in guardia dall’indifferenza verso gli ultimi il presidente di Caritas italiana mons. Carlo Roberto Maria Redaelli, arcivescovo di Gorizia, per il quale «sarebbe bello che questo report, costruito con quanto arriva dai 3.124 centri di ascolto Caritas, non fosse necessario. Lo scopo è passare dai dati alle persone, affrontare situazioni anche complesse, evidenziare le cause, dare voce ai poveri, fare un lavoro di advocacy per supportare e promuovere. Allo stesso tempo anche sottolineare quanto di positivo viene costruito. La speranza nell’aspetto proverbiale, è un qualcosa di illusorio. La speranza vera invece è fondata sulla nostra fede e sulla certezza dell’amore di Dio».
Molto forte l’accento del rapporto Caritas sulla povertà abitativa. In Italia un milione e mezzo di famiglie vive in abitazioni sovraffollate, poco illuminate e carenti di servizi. Mutui diventati insostenibili e annessi sfratti sono i principali problemi. Il rapporto denuncia che il 5% dei nuclei fatica a pagare il mutuo o l’affitto e le utenze domestiche. Per aiutarle la Caritas ha destinato negli ultimi 6 anni oltre 42 milioni di euro tra fondi 8 x mille e co-finanziamenti delle diocesi. Il direttore della Caritas diocesana di Roma Giustino Trincia ha ricordato in particolare la povertà abitativa della capitale. « A Roma ci sono tra i 120mila e i 150mila appartamenti vuoti, 30.000 persone hanno chiesto un contributo per l’affitto, ci sono 22.000 senza dimora, 350 insediamenti abusivi soprattutto nel I e II municipio e 2.000-2.500 alloggi occupati. I ritardi nell’assegnazione delle case popolari sono un’emergenza sulla quale la politica ha una grande responsabilità. La Caritas sostiene un impegno non indifferente ma non può fare tutto da sola, senza che tutte le forze e le istituzioni pubbliche diano il loro contributo. Nelle città di medie dimensioni il patrimonio sfitto è il 5% di quello complessivo: ci sono speculazioni sugli immobili disabitati. E non si interviene sugli affitti brevi». Infine don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, ha ricordato che «puntare allo sviluppo umano integrale significa mettere le persone nelle condizioni di realizzare i propri sogni. Servono risposte integrate e una conversione culturale». Il direttore di Caritas italiana ha puntualizzato: « Noi non siamo una risposta, siamo parte della risposta. Inoltre per noi è una responsabilità e un dovere mettere a frutto le risorse dell’8 per mille». I “fili d’erba” che danno il titolo al rapporto sono per don Pagniello «le risposte di speranza: dare da mangiare, offrire posti letto, accogliere le persone per ascoltarle, fare le denunce per nome e per conto dei poveri, senza correre il rischio di banalizzare la complessità. Essere corresponsabili oggi è dovere di tutti. Dobbiamo metterci in gioco, per prima cosa tornando a votare e partecipando alla missione della politica ». (P.Lamb.)