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6 Settembre 2024Giustizia, la stretta che colpisce la stampa
6 Settembre 2024La Nota
di Massimo Franco
Le faide nel M5S sono il riflesso di una formazione politica e di una nomenklatura in difficoltà. E rischiano di diventare una metafora di opposizioni che si attardano su vecchi schemi, incapaci di aprire una nuova fase nelle alleanze. Nella pretesa di Beppe Grillo di dettare ancora la linea politica, aggrappandosi alle regole statutarie, si indovina il risentimento di chi ha perso il controllo della propria creatura; e cerca disperatamente di riprenderne almeno un pezzo, a costo di spaccarla.
In Giuseppe Conte si avverte invece l’istinto del navigatore sperimentato e opportunista, che conosce i grillini quanto e forse meglio del cosiddetto garante. E sa come siano affezionati a cariche e incarichi di potere e sottopotere, senza limiti di mandato. Più che a un nobile scontro tra pezzi di elettorato del Movimento 5 Stelle, si sta assistendo a una guerra tra burocrazie di un partito, sebbene pretenda tuttora di definirsi movimento. E di un partito da sempre personale: prima plasmato e guidato da Grillo dietro lo schermo di una finzione di democrazia; ora da Conte con criteri speculari.Il comico che si è infilato nel vuoto della politica, egemonizzandola dal 2015 al 2020, rivendica il ruolo di custode dei valori fondamentali del M5S. E addita ottobre, mese della resa dei conti interna, come un bivio di fronte al quale si combatterebbero una politica che nasce dal basso; e l’altra dei politici di professione, identificata in modo sbrigativo con Conte, accusato di volere non rinnovare ma abbattere il Movimento: una metamorfosi in realtà già compiutasi da tempo con lo stesso Grillo.Tra l’altro, appare difficile affibbiare un’etichetta ideologica di destra o di sinistra a un grillismo che ha avuto come stella polare sempre il potere, alleandosi con tutti. Non era possibile darla ai 5 Stelle delle origini, né ora a quelli di Conte che pure sembra avere scelto il rapporto col Pd: anche se a intermittenza e, forse, per mancanza di alternative. Comunque vada a finire, il conflitto tra vecchio e nuovo Movimento appare mistificatorio. Ristagnano ombre sulla sua affidabilità e trasparenza delle decisioni. E l’ambiguità sulla politica estera si conferma una costante comune a ogni gestione. Rispetto a un Pd che cerca di tenere faticosamente una linea europeista e atlantista, il M5S si è unito nell’Ue al gruppo dei nostalgici comunisti, euroscettici e filo-Putin di Sahra Wagenknecht. Si è schierato contro la Nato e gli aiuti militari all’Ucraina. E persegue una studiata reticenza sulle candidature alle Presidenziali negli Stati Uniti, alimentando il dubbio su una preferenza per Donald Trump. Anche per questo il grillismo finisce per essere l’emblema di molte contraddizioni e velleità di opposizioni in cerca di identità.