Michelotti e Roncucci due facce della stessa medaglia
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17 Dicembre 2022Michelotti e Roncucci due facce della stessa medaglia
di Pierluigi Piccini
Lo spettacolo che i dirigenti dei maggiori partiti stanno dando a Siena è il peggiore che si può dare. Sia a destra che a sinistra sono tutti a rincorrere il personaggio salvifico, colui che da solo può portare alla vittoria. Poi scava, scava viene fuori la realtà: veti incrociati e lotte interne impediscono di scegliere serenamente, lasciando strascichi che poi si ritroveranno nella gestione dell’amministrazione comunale, vada come vada. Forzature come quella del Castagnini è stata utile, forse, a stanare il potenziale alleato, che diventa immediatamente l’avversario. Nel caso del Pd, le correnti interne non trovano la soluzione e un gruppo dirigente fragile la cerca nel metodo, che a differenza di quello che pensa la Cenni diventa il fine e non il mezzo. In questo modo lo strumento di selezione si indebolisce prima ancora di averlo scelto perché tutto rivolto all’interno dell’eventuale coalizione, ammesso che ci sia e che partorisca un regolamento sufficientemente garantista per tutte le parti coinvolte. Per non parlare poi dei contenuti assenti totalmente o dei criteri condivisi per arrivare al nome. Solo quest’ultimo conta per la gioia del media che sulle relative notizie: ci riempiono le pagine dei giornali o le trasmissioni televisive da settimane e settimane. Nulla di nuovo! Come sempre la scelta è rivolta al personaggio e ai possibili amici che potrebbe mobilitare. Per l’ennesima volta in una città piccola come la nostra i partiti, nella stragrande maggioranza, si appoggiano per la futura campagna elettorale sui portatori di pacchetti di voto, attenti a disturbare gli avversari di questi il meno possibile. I risultati di una impostazione del genere sono sotto gli occhi di tutti: il declino della città nel suo complesso è ascrivibile anche a questo modo di fare. Eppure le novità ci sono e non di poco, ma a Siena sembra che non arrivino. È ancora possibile parlare di destra e sinistra nei termini tradizionali? La Meloni, che vorrebbe virare dai valori di cui è storicamente portatrice verso una visione conservatrice di stampo europeo, invade parzialmente terreni che sono stati di competenza della sinistra (Luca Ricolfi). È possibile che tutto ciò non interessi ai dirigenti locali di Fratelli d’Italia in cerca di radicamento, che viceversa si rivolge al solito recinto di voti, congelandoli e quindi incapace di liberare energie nuove dallo stesso elettorato. Stessa cosa per il Pd, tutto chiuso su se stesso. Possibile che il congresso non faccia discutere? Eppure è imminente un congresso che dovrebbe essere di rifondazione. Possibile che non riesca a mobilitare l’elettorato, a farlo confrontare con le tematiche oggi strategiche? E nel farlo, perché non tentare di trovare consensi? Come sarebbe importante e nuovo se ciò potesse avvenire, ma non sarà così: la piega che sta prendendo il confronto in città da parte di chi sta ancora discutendo sui nomi è scoraggiante. Gli esempi sono sotto gli occhi degli elettori, come quello di Castagnini, con ciò che rappresenta e i giochi tattici sottostanti e le primarie consolatorie dall’altro. E come si pensa di costruire le alleanze di cui con molta probabilità nel futuro ci sarà bisogno? Il consolidamento di destra e sinistra ha un solo obiettivo, mettere in difficoltà le forze civiche: esempio ne è stato Tucci nell’ultimo dibattito a Siena Tv. Qui si apre la scommessa per tutti, staremo a vedere come si comporterà l’elettorato. Certo, i civici che non affrontano le novità e non ne sono portatori, rischiano seriamente di rimanere fuori gioco o fare da ruota di scorta. Bella discussione! Per ora, comunque, Michelotti e Roncucci rappresentano il vecchio.