FdI, fascisti ancora presenti nel partito: il caso è insabbiato
13 Settembre 2024Via al «tavolo» del campo largo Il patto della birra tra i leader
13 Settembre 2024di Marcello Sorgi
Chissà se la decisione presa ieri dalla Lega di sostituire Giorgetti e Fontana come vicesegretari serve per consentire maggiore autonomia al ministro dell’Economia e al presidente della Camera. Oppure, almeno nel primo caso, per lasciare più libertà a Salvini di condurre la sua campagna, partita da alcuni giorni con la richiesta di elevare a centomila euro il limite per la flat tax al 15 per cento per i lavoratori autonomi.
Anche ieri, nella riunione di maggioranza a Palazzo Chigi sulla manovra d’autunno, il ministro dell’Economia ha ripetuto che l’avvento del nuovo Patto di stabilità riduce i margini per le promesse che hanno sempre accompagnato la vigilia delle decisioni e sono state puntualmente smentite il giorno dopo. In altre parole non sarà più possibile camuffare con false coperture l’accettazione, anche parziale, degli emendamenti presentati in Parlamento dai partiti, di maggioranza e di opposizione, provocando alla fine un rialzo del deficit anche se l’impegno era ovviamente di ridurlo. Il Patto introduce il criterio della limitazione della spesa netta, sulla quale sarà più complicato fare operazioni di maquillage. E il risultato, da un punto di vista strettamente politico, sarà l’aumento della tensione all’interno della maggioranza e con l’opposizione.
Meloni si augura che criteri formalmente così rigidi possano essere ammorbiditi nella fase finale delle trattative con Bruxelles grazie al fatto che l’Italia condivide gli stessi problemi con un gruppo piuttosto ampio di Paesi membri, tra cui Francia e Germania, e anche a un necessario periodo di sperimentazione e rodaggio delle nuove regole di rientro dal debito firmate a giugno. È un negoziato che, oltre che sulle spalle di Bruxelles, peserà su quelle di Fitto, dato che la questione del suo ingresso in Commissione è in via di soluzione. Ma Fitto è il primo ad essere consapevole del rigore con cui è guardata l’Italia, anche per via del doppio gioco europeista-sovranista, inaugurato da Meloni all’inizio della legislatura con il “no” al bis di Von der Leyen e la serrata trattativa per il posto da ottenere per l’Italia nel “governo” europeo. Insomma con la legge di stabilità Meloni è arrivata al bivio prima del previsto e non potrà continuare ad avere due parti in commedia.