Khartoum travolta dalla guerra civile: senza acqua e luce
19 Aprile 2023Il cuore nero dell’esecutivo: «No alla sostituzione etnica»
19 Aprile 2023
di Massimo Franco
Si sta intensificando la guerriglia del M5S nei confronti del Pd di Elly Schlein. Occasione: il controverso inceneritore da costruire a Roma e gli aiuti militari all’Ucraina. Obiettivo: fare emergere le contraddizioni di un partito che con la nuova segretaria ha accentuato i toni pacifisti e ambientalisti, senza però modificare le sue scelte: non ancora, almeno. Il tentativo apparente del capo grillino Giuseppe Conte è quello di ottenere una svolta. In realtà, punta a creare una spaccatura nel Pd e a marcare una diversità nel segno dell’estremismo.
Il fatto che ieri Conte abbia ufficializzato il «no» del Movimento a un nuovo decreto per l’invio di armi all’Ucraina è una sfida non tanto a Palazzo Chigi ma al potenziale alleato. «Se la strategia è quella dell’escalation dettata da Washington, noi non ci stiamo», ha detto l’ex premier, distanziandosi dall’alleanza con la Nato. E l’ ha fatto dopo i colloqui che Schlein ha avuto nelle ultime ore con la diplomazia ucraina e statunitense, per rassicurarle sulla politica estera del Pd.
Non si tratta di uno strappo ma dell’evoluzione naturale di una scelta «pacifista» e anti-Usa, che i Cinque Stelle hanno accentuato nei mesi scorsi. «In termini tecnici», osserva il senatore del Pd, Enrico Borghi, «significa consentire la vittoria della Russia sul campo. In termini politici, è un elemento ineludibile e grave».
Il problema è che incrocia il pacifismo di parte della nuova nomenklatura del partito. La mette alla prova, invitandola a trarre le conclusioni di quanto va affermando da tempo. Ma il tema più insidioso per la cerchia di Elly Schlein è soprattutto un altro.
Si tratta dell’ordine del giorno spuntato a sorpresa nel Piano per la ripresa sul termovalorizzatore da costruire a Roma: un’iniziativa che il capogruppo del Pd al Senato, Francesco Boccia, teorico dell’asse tra il suo partito e il M5S, bolla come «inaccettabile»; e della quale accusa i vertici grillini. «Noi facciamo opposizione al governo Meloni», ha detto. «Mi auguro che le altre forze facciano lo stesso». E ancora: «Se qualcuno si illude di creare problemi ad altre forze di opposizione, si sbaglia… Conoscendo i vertici del M5S, mi auguro non sia così».
Eppure, Conte incalza. Ricorda che in passato il sindaco della capitale, Roberto Gualtieri, si era detto contrario alla costruzione. E lo oppone al suo stesso partito. Gualtieri «non è il Pd. E non sta in Parlamento». Ha l’aria di un appello provocatorio e neanche troppo larvato a Schlein e ai deputati e senatori a votare «no» all’inceneritore insieme con i Cinque Stelle.
Per la premier Giorgia Meloni, è la conferma di un’opposizione sfrangiata: prima l’implosione del Terzo polo di Carlo Calenda e Matteo Renzi; ora la tensione in aumento tra il Pd e un M5S che continua a perdere pezzi e voti anche in Sicilia.