Francesco Grignetti
Ilario Lombardo
L’offensiva leghista su Giorgia Meloni non si ferma. «La via diplomatica non ha portato a niente». Andrea Crippa è il vicesegretario del Carroccio. È come se parlasse Matteo Salvini. Solo che Crippa si spinge oltre, e arriva a dire quello che il vicepremier e ministro dei Trasporti non può dire. E cioè che le soluzioni e le strategie della presidente del Consiglio, che hanno puntato tutto sull’intesa con la Tunisia, sono state inutili. Il numero dei migranti che arriva in Italia è enorme. «Bisogna tornare a fare ciò che faceva Salvini quando era ministro dell’Interno – spiega Crippa – Lui ha dimostrato che i problemi si possono risolvere con atteggiamenti più rigidi. Non parlo solo del ripristino dei Decreti Salvini del 2018 ma anche di un atteggiamento che deve essere più deciso». Meloni, concede maliziosamente il leghista, «ci ha provato con la via diplomatica», ma «l’Europa non ci sta aiutando».
Erano giorni che la Lega girava intorno a questo concetto. Prima all’Europarlamento il partito di Salvini aveva espresso le sue perplessità sul memorandum d’Intesa con Tunisi. Poi era stato il leader in persona ad affossare l’accordo con il presidente Kais Saied. Per i leghisti un fallimento, che porta la firma di Meloni: «Non è possibile che un Paese come l’Italia – è la sentenza di Crippa – sia sotto ricatto degli Stati del Nord Africa, come la Tunisia».
Ma dietro gli attacchi della Lega c’è di più. C’è lo scontento per le resistenze della premier, preoccupata dal fatto che Salvini torni a cavalcare il problema irrisolto dei migranti già agli albori della campagna elettorale per le Europee. Dalla fine delle vacanze, il Carroccio preme per un provvedimento che Meloni aveva in qualche modo congelato. E così il primo passo per la nuova strategia del governo passerà dal decreto stra-annunciato. Conferma il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani: «Credo nel prossimo Cdm o in quello successivo, vareremo una norma a tutela dei Comuni e dei minori». Politicamente parlando, significa che c’è il via libera di FdI al pressing della Lega.
Nel merito, il decreto prevede una stretta clamorosa sui minori stranieri non accompagnati. Non varrà più l’autodichiarazione del ragazzo di essere minorenne. Dovrà dimostrarlo lui con i suoi documenti o varrà una presunzione di maggiore età. «Attualmente il 70% dei minori accolti dallo Stato (quest’anno siamo già a 11.630 sbarcati, ndr) dichiara di avere 17 anni. Non ci crediamo», diceva nei giorni scorsi il leghista Igor Iezzi. Attualmente vengono spesi 100 euro al giorno per ogni singolo minore, e nemmeno bastano tanto che molti Comuni sono costretti a pagare una differenza.
Il secondo passo è l’attivazione della Marina militare. A questo alludeva Salvini. Capita infatti che arrivino a Lampedusa troppi barchini metallici che non potrebbero tenere il mare aperto. Il sospetto, dunque, è che gli scafisti tunisini utilizzino delle navi-madre cariche di migranti, che poi, di notte, quando sono in prossimità delle acque territoriali italiane, calano in acqua i barchini e li stipano di migranti. Ma se è così, ciò significa anche che l’inasprimento delle pene previsto con il decreto Cutro è un’arma spuntata. I trafficanti hanno già cambiato metodo. Ed ecco il ricorso alla Marina militare, che fino al maggio del 2022 presidiava massicciamente il Mediterraneo centrale. Sedici mesi fa, però, sull’onda del confronto muscolare tra le flotte di Turchia e Grecia, e che ci aveva coinvolti direttamente nelle acque di Cipro, la Marina era stata dirottata verso il Mediterraneo orientale. Il decreto, infine, prevede misure per il rimpatrio di stranieri violenti, anche quando siano imputati sotto processo. Il loro diritto a partecipare ad un dibattimento sarebbe sostituito da un diritto alla videoconferenza. Il governo spera molto nei rimpatri. Ma occorrono fondi imponenti.