ROMA — La scappatoia arriva dopo ore di dibattito macerante: tutti fuori dall’Aula. Il Pd si esprimerà così – cioè non esprimendosi – sulla proposta di legalizzare la “Gpa solidale”, la gestazione per altri senza transazioni economiche. La decisione arriva al termine di un balletto iniziato sul finire della settimana scorsa, appena i dem hanno saputo che il segretario di +Europa, Riccardo Magi, avrebbe presentato un emendamento alla proposta della destra di rendere la maternità surrogata «reato universale ». L’emendamento Magi chiede l’opposto: cioè che la gestazione per altri sia invece regolata e legale, a patto che sia «non a fini commerciali, altruistica e volontaria ». E che la gestante abbia «reddito superiore a un certo limite, per evitare casi di sfruttamento».
Precisazioni che comunque non hanno rassicurato il frontecatto-dem, così come alcune femministe contrarie. Dunque, al Nazareno si è arrivati alla fatidica domanda: che fare? Anche perché il voto dell’emendamento era previsto ieri e solo per le lungaggini d’Aula, alla fine, è slittato, probabilmente si terrà il 25 luglio. Sia chiaro: la legalizzazione sarà cassata, anzi la destra probabilmente riuscirà a far approvare a Montecitorio il reato universale. Ma per il Pd è una questione simbolica, “etica”. Comporre le divisioni è complicato. Elly Schlein, che ieri è volata a Bruxelles per una riunione del Pse, ha delegato tutto alla capogruppo Chiara Braga. Ma era una specie di mission impossibletrovare la famosa quadra. Infatti, si è visto: non è bastata una riunione fiume protratta lunedì fino all’una di notte, che si è conclusa con una proposta a metà. Astensione, concedendo magari libertà dicoscienza. Tutti d’accordo? No: il fronte cattolico ha chiesto un ulteriore approfondimento. Sostenendo che l’astensione avrebbe significato «sconfessare la linea che il Pd si era dato» in una precedente riunione, quando era arrivato l’avallo a votare no al reato universale, sì alle trascrizioni dei figli delle famiglie omogenitoriali e no al cambio delle regole in Italia sulla Gpa (no alla legalizzazione, insomma).
Marianna Madia ha insistito perché non fosse sconvocata l’assemblea di gruppo di ieri mattina. Visto che tanti le sono andati dietro, la riunione è stata riconvocata in tutta fretta. Voci da dentro: Lia Quartapelle e Claudio Mancini hanno chiesto di lasciare libertà di coscienza, ma la prima per dire sì, il secondo per dire no alla legalizzazione. Qualcuno come Lorenzo Guerini, a margine della riunione, ha addirittura ventilato l’ipotesi estrema: «Se c’è libertà di coscienza, allora vale per tutto, si può anche votare sì al reato universale». Debora Serracchiani e Piero Fassino hanno spinto per ribadire il no o almeno per uscire dall’Aula, ma spiegando che il Pd resta contrario alla legalizzazione. Linea che alla fine ha prevalso (anche se Schlein “personalmente” è favorevole alla Gpa). Mentre la stessa Braga duellava a distanza con Magi. «Stavamo affrontando il no al reato universale e questo emendamento non c’entra nulla – lo sfogo della capogruppo – è strumentale, per metterci in difficoltà». Replica di Magi: «Come facciamo a dire no al reato universale e farci andare bene il reato nazionale?». Qualcuno, fra i dem, gli dà ragione: «La verità è che una linea non c’è».