«Israele eviti il genocidio» Ma L’Aia non chiede tregue
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27 Gennaio 2024l’intervento
Voglio salutarvi con un forte abbraccio perché sono qui per ricordare quello che è stato. Sono qui, e siamo qui, per ricordare una tragedia, e questo per me è importante perché mi dà la possibilità di ripensare a quando ero un ragazzo.
Dopo la Liberazione mi ero chiuso in un silenzio totale perché temevo che se avessi parlato non mi avrebbero creduto. Quando mi offrivano di accompagnare i ragazzi ad Auschwitz-Birkenau mi rifiutavo di farlo perché c’era dentro di me questa paura tremenda di non essere creduto. Ma poi, piano piano, ho fatto una riflessione personale e, come ha scritto Primo Levi – ma anche Shlomo Venezia e Piero Terracina – ho detto «va bene, vado». Era il 2005, e decisi di fare la mia parte. Sì, perché quando si esce vivi da quell’inferno ci si chiede il perché, sono punti interrogativi che non ti lasciano in pace. Così ho fatto il mio primo viaggio nel 2005, me lo ricordo bene, con 300 ragazzi delle scuole romane. Quando sono arrivato là, nel campo, ho sentito che non mi ero dimenticato niente, che non ero uscito da Birkenau, che ero ancora là. Nel raccontare non avevo sbagliato una virgola, mi ricordavo tutto.
Evidentemente è stato un esperimento che mi ha dato molte risposte. Mi sono messo a disposizione di tutte quelle persone innocenti che non avevano colpe. Ho giurato che fin quando Dio mi darà la forza non mi dimenticherò di loro e le ricorderò.
Voi ragazzi mi date la spinta per andare avanti. Venti giorni fa sono andato ad Auschwitz-Birkenau, ho accompagnato 400 ragazzi, un viaggio che è stato utilissimo, e grazie a Dio ho dei riscontri positivi che mi danno lo stimolo per continuare. E non mi fermerò, continuerò fino a quando potrò farlo. —
Pubblichiamo il testo dell’intervento che Sami Modiano
ha tenuto ieri al Quirinale,
raccolto da Luca Monticelli