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30 Maggio 2024Aspettando il referendum
30 Maggio 2024IL
TACCUINO
di Marcello Sorgi
È soprattutto una mossa elettorale che mal si concilia, per il clima politico di questi giorni, con il tentativo di coinvolgere le opposizioni nel complicato iter parlamentare delle riforme costituzionali. Ma la decisione di presentare la riforma della giustizia, nei termini già ventilati e fortemente osteggiati dal sindacato delle toghe, e con l’aggiunta di un’Alta Corte disciplinare, che dovrebbe provvedere a sanzionare gli errori dei magistrati, è fatta soprattutto per movimentare gli ultimi giorni della campagna elettorale e per accontentare Tajani e Forza Italia, che ne hanno sempre fatto la loro bandiera perché costituisce parte importante dell’eredità politica di Berlusconi.
Riuscirà Meloni dove appunto il Cav. fallì per vent’anni, dal famoso episodio dell’avviso di garanzia consegnato durante un vertice internazionale alla condanna definitiva che dovette scontare ai servizi sociali assistendo anziani non autosufficienti? Verrebbe da rispondere con l’antica massima «ai posteri l’ardua sentenza». Ma che qualche preoccupazione esista è dimostrato dall’offerta di confronto e dalla richiesta di collaborazione rivolta alle opposizioni, per raggiungere l’ipotetica maggioranza parlamentare dei due terzi che consentirebbe di evitare il referendum. Se già Meloni comincia ad avere dei dubbi sulla prima consultazione referendaria che riguarderà la riforma del premierato, tanto da dire domenica scorsa a In mezz’ora che se dovesse perdere nelle urne continuerebbe ad andare avanti senza dimettersi, come fece Renzi nel 2016, affrontarne due, di referendum, sarebbe senz’altro troppo.
E allo stesso modo, è realistico ottenere il consenso di un pezzo di opposizione – viene da pensare allo stesso Renzi – o di singoli parlamentari stufi dell’impossibilità di intervenire in Parlamento su quello che ai loro occhi è lo strapotere della magistratura. Ma arrivare ai due terzi sarà quasi impossibile. Proprio perché rappresenterebbe, al di là della materia trattata, una super vittoria politica di Meloni e del suo governo, che magari compenserebbe, perfino sopravanzandola, la sconfitta che la premier comincia a temere sul premierato. Oltre a determinare una riscrittura dell’equilibrio dei poteri dello Stato qual è attualmente previsto dalla Costituzione.