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Nel Partito Democratico è in corso una ricomposizione che ridisegna gli equilibri interni. Dopo un incontro molto partecipato in Toscana, un ampio raggruppamento parlamentare – circa metà dei deputati e senatori dem – ha avviato un percorso comune, unendo le aree riconducibili ai tre ex ministri dell’ultima esperienza di governo progressista. Reti che finora procedevano in autonomia ora convergono in un’unica area con l’obiettivo di influire sull’indirizzo politico del partito.
Questo processo si colloca in una contraddizione evidente: la segretaria era stata eletta proprio in nome del superamento delle correnti, promettendo un partito più aperto e meno condizionato dai vecchi meccanismi. Ma mentre la sua leadership prova a consolidarsi, le correnti tornano a coagularsi e a rafforzarsi, segnando una sorta di restaurazione del modello che Schlein intendeva archiviare.
Alla nuova aggregazione si sono affiancati esponenti legati alla precedente segreteria e figure che alle primarie avevano sostenuto una candidatura alternativa. Il loro ingresso amplia la base del gruppo, che così diventa il principale blocco parlamentare del Pd. L’iniziativa ha attirato l’attenzione anche della sinistra interna e dell’area cattolico-democratica, alcune presenti all’appuntamento, altre in osservazione. Dirigenti di primo piano, pur senza formalizzare un’adesione, mantengono un dialogo costante con i promotori, riconoscendone la forza crescente, mentre altri hanno scelto di restare autonomi pur sostenendo la segretaria.
In questo quadro torna decisiva la figura di Dario Franceschini, ancora una volta fulcro delle mediazioni interne. La sua capacità di tessere alleanze e federare mondi diversi ripropone una modalità di gestione del potere tipica della tradizione democristiana: un equilibrio fondato su relazioni, controlli e continuità più che su una visione programmatica definita.
Sul tavolo restano due nodi: il peso che questo raggruppamento potrà rivendicare negli organismi dirigenti e il ruolo nelle strutture culturali e formative vicine al partito, strategiche per definire identità e prospettive future.
La nuova area non si presenta come alternativa alla segreteria, ma mira chiaramente a influenzare in modo determinante la linea del Pd. Si apre così una fase di negoziazione permanente, in cui il baricentro politico può spostarsi rapidamente mentre ciascun attore ridefinisce la propria posizione nella partita del potere democratica.





