Le tappe della vicenda
marco bresolin
Due conferenze – una online e una in Grecia – e un articolo scritto su un sito web. Sono queste le uniche tracce del lavoro di «promozione attiva delle attività dell’associazione Fight Impunity» per il quale Dimitris Avramopoulos ha ricevuto un compenso di 60 mila euro. L’ex commissario europeo ieri ha confermato le notizie pubblicate da La Stampa e ha ammesso di aver ricevuto 5 mila euro al mese per un anno dall’Ong di Antonio Panzeri, finita al centro dell’inchiesta della procura di Bruxelles perché considerata una «centrale del riciclaggio». Ma accusa di essere vittima di un «complotto da parte di alcuni ambienti in Italia per distorcere l’immagine della mia partecipazione completamente legale e formale a Fight Impunity» al fine di «indebolire la mia candidatura alla carica di Rappresentante Speciale dell’Ue nel Golfo Persico e rafforzare l’appoggio per Luigi Di Maio. Ma tutti sanno che il favorito sono io».
L’esponente del Ppe ha poi sottolineato di aver ottenuto «l’autorizzazione scritta da Ursula von der Leyen», anche se l’Ong non era iscritta al registro Ue della trasparenza. Un dettaglio che sta creando un notevole imbarazzo ai piani alti del Palazzo Berlaymont, tanto che l’esecutivo Ue ha subito annunciato un’indagine interna per verificare eventuali comportamenti non corretti da parte del politico di nazionalità greca. In particolare l’attenzione si sta concentrando sui suoi incontri con i membri dell’attuale Commissione.
Avramopoulos non risulta direttamente coinvolto nell’inchiesta sul presunto giro di corruzione e riciclaggio di denaro che sarebbe stato orchestrato dal Qatar e dal Marocco per influenzare le decisioni del Parlamento europeo. Ha lasciato l’incarico di membro onorario del board dell’Ong il giorno stesso degli arresti. Ma alcuni elementi relativi alla sua collaborazione con Fight Impunity sono quantomeno controversi. Innanzitutto la sua attività di promozione dell’Ong. La presidente della Commissione europea lo aveva autorizzato a ottenere una remunerazione in virtù del fatto che lui avrebbe dovuto fare «campagne di sensibilizzazione, come ad esempio pubblicare articoli, partecipare a convegni, lanciare eventi, rilasciare interviste». Avramopoulos, però, ha partecipato soltanto a due eventi pubblici di Fight Impunity.
Il primo risale al 12 luglio del 2021: è intervenuto per pochi minuti durante l’introduzione di un webinar online organizzato dal Delphi Economic Forum, in occasione del quale Avramopoulos aveva anche scritto un articolo sulla lotta all’impunità, pubblicato sul portale NewEurope. Il secondo risale invece al 13 aprile del 2022: un convegno in Grecia, sempre del Delphi Economic Forum, che ha visto l’ex commissario sul palco in compagnia di Panzeri. Anzi, «il mio grande amico Panzeri», come lo ha presentato il politico greco di centrodestra, definendo l’esponente di Articolo Uno «una figura di spicco della politica italiana». Tra l’altro, nella nota diffusa ieri Avramopoulos spiega di esser stato pagato da Fight Impunity soltanto fino a febbraio di quest’anno. «Poiché l’attività dell’organizzazione era fortemente diminuita – ha dichiarato – ho chiesto la fine del compenso. Dopo marzo, la mia partecipazione era sostanzialmente finita». La partecipazione al Delphi Economic Forum, però, risale all’aprile del 2022.
Ieri la questione ha tenuto banco al quotidiano briefing con la stampa della Commissione europea. «Stiamo verificando se durante questo suo incarico abbia rispettato le condizioni restrittive, ossia di non prendere contatti con la Commissione». Dal profilo Twitter di Avramopoulos risulta che il 3 ottobre scorso ha avuto un incontro con Vera Jourova, che è la vicepresidente della Commissione con delega alla Trasparenza e ai Valori. A luglio era invece in vacanza in Grecia con Johannes Hahn, commissario Ue al Bilancio. L’impegno di Avramopoulos era di non fare lobbying con i commissari per conto di Fight Impunity e potrebbe aver incontrato gli ex colleghi a titolo personale, ma è chiaro che il confine che delimita una violazione del codice di condotta è molto sottile.
Non risultano invece recenti riunioni pubbliche con esponenti di Doha. L’ultimo incontro ufficiale a Bruxelles è stato con il segretario generale del ministero degli Affari Esteri Ahmed bin Hassan Al Hammad, durante il quale i due hanno discusso dei «rapporti di cooperazione tra il Qatar e l’Ue, nonché le questioni di interesse comune». Era il 27 novembre del 2019, tre giorni prima della fine del suo mandato da commissario. —