CHI C’È DIETRO IL COLPO DI STATO IN BANGLADESH
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15 Agosto 2024Il caso
di Irene Soave inviata a Berlino
I tedeschi cercano in Polonia il responsabile dell’attacco al gasdotto. «Vari complici»
Un’indispensabile fonte di approvvigionamento di gas per la Germania, da un lato. Un odioso simbolo della dipendenza energetica mitteleuropea da Mosca, dall’altro. Non è difficile ipotizzare i moventi del sabotaggio del gasdotto baltico Nord Stream, e le indagini delle autorità tedesche annunciano di avere individuato anche l’identità dei sabotatori; ancora nessun’idea, invece, su chi possa averli mandati, il 26 settembre 2022, ad attaccare cento chili di esplosivo Hmx, che funziona anche in acqua, alle tubature del gasdotto a 80 metri di profondità. Intanto, in Germania, c’è un mandato d’arresto.
È stato spiccato a giugno, e reso noto ieri da un’inchiesta giornalistica congiunta di tre testate: il quotidiano Süddeutsche Zeitung, il settimanale Die Zeit, il canale tv Ard. È un mandato di cattura europeo, che l’ufficio del procuratore generale federale in Germania non conferma né smentisce, e che le autorità polacche invece, interpellate dalla Bbc, confermano. E riguarda un cittadino ucraino. Oltre a lui, almeno tre connazionali sono sospettati.
Dopo il sabotaggio si erano moltiplicate le teorie del complotto: sarà stata la Russia; no, la Cia. Da più di un anno la stampa investigativa tedesca segue la «pista» del commando di ucraini.
A giugno il mandato d’arresto europeo: la polizia polacca riceve la notizia che nei sobborghi di Varsavia, a Pruszków, vive indisturbato Vladimir Zhuravlov, cittadino ucraino, istruttore di sub, considerato il primo degli uomini dell’esplosivo. Oltre a lui, sullo yacht «Andromeda» che è al centro delle ricostruzioni della stampa tedesca da più di un anno, altri quattro uomini e la moglie di uno di loro. Tre persone dell’equipaggio sono legate alla scuola di sub Scuba Family di Kiev, dove Zhuravlov è stato istruttore, e sono nella lista dei sospettati. Molte tracce hanno portato ai sei.
Gli investigatori della procura federale tedesca avrebbero elaborato lo scenario che segue. All’inizio di settembre 2022, uno yacht a vela, un Bavaria Cruiser 50 di nome Andromeda, salpa dal porto di Hohe Düne a Rostock, nel nord della Germania. Soste a Rügen, Bornholm e Christiansø in Danimarca, a Sandhamn in Svezia e a Kołobrzeg in Polonia. Poi la barca torna a Rostock. Ad un certo punto del viaggio, gli investigatori sono convinti che l’equipaggio si sia tuffato dallo yacht sul fondo del mare e abbia attaccato gli ordigni. A bordo dello yacht gli investigatori trovano poi residui di Hmx.
I mandanti
Chi ha reclutato i sabotatori? Non c’è prova di un legame con il governo di Kiev
Sull’Andromeda gli investigatori raccolgono anche resti di Dna. Ma non solo. Un autovelox dell’isola tedesca di Rügen mostra il passaggio di un’auto ucraina: è il noleggio con conducente che porta in Germania una parte del gruppo. Sospetta anche la serie di nomi falsi che la guardia di frontiera polacca ha segnalato controllando lo yacht. E i sei nuovi cellulari registrati per la prima volta tutti insieme.
Resta però da capire il livello di coordinamento del gruppo dei sub: «se fosse vero quanto dicono i media tedeschi», scrive con grande cautela la Bbc, resterebbe comunque da capire chi ha reclutato sei sub e li ha mandati su una barca a vela nel Baltico in tempesta a sabotare un gasdotto. E «per ora non è nota alcuna prova di un legame con lo Stato ucraino, o russo, o con un altro Stato o ente».
Ed è arrivato puntuale infatti, dal governo tedesco, il rinnovo del sostegno all’Ucraina: a una domanda specifica a riguardo, alla conferenza stampa di governo, il portavoce del cancelliere Scholz, Wolfgang Buechner, ha risposto: «Le due cose non hanno nulla a che fare l’una con l’altra». Resta la garanzia della Germania all’Ucraina «sul fatto che li sosterremo tutto il tempo necessario».
Più severe nei confronti di Varsavia, invece, le ricostruzioni dei giornalisti (e probabilmente delle loro fonti giudiziarie): il mandato d’arresto, spiccato a giugno e seguito da colloqui Germania-Polonia «a livello di governi», così la Zeit, ha raggiunto la casa di Zhuravlov solo molto dopo, dandogli il tempo di scappare. Quasi come se le autorità polacche, in un Paese da sempre molto critico verso la costruzione di Nord Stream, avessero agevolato il sabotatore. Che la Zeit ha raggiunto al telefono: ai giornalisti dice di essere venuto a sapere «in questo momento» dei sospetti su di sé, e quando gli chiedono se è coinvolto nell’attacco dice solo «No», e mette giù. Per sparire di nuovo, come sott’acqua.