TACCUINO
di Marcello Sorgi
Lo scambio di dure opinioni tra Mattarella e Musk, accresce il dubbio che il magnate americano e trumpiano venga spinto sulla strada di uno scontro frontale con l’Italia. Dopo quanto accaduto martedì, quando Musk per la prima volta si era occupato dell’Italia su “X”, la replica alla legittima reazione del Capo dello Stato di fronte a quella che – stante il ruolo pubblico che Musk sta per assumere nella nuova amministrazione trumpiana – si configurava come un’ingerenza verso l’Italia, il silenzio da parte di Musk sarebbe stato d’oro. Anche per non creare problemi a Trump, che certo non ha voglia di aggiungere ai già molti che si stanno allineando sul suo tavolo, prima dell’insediamento, un incidente diplomatico con l’Italia. Ed invece sembra proprio che ci sia un suggeritore, e per trovarlo basta basarsi sui consensi (vedi Salvini) che ieri hanno accompagnato la contesa Mattarella-Trump.
Da sottolineare che oltre ad esponenti di Fratelli d’Italia, ieri a un certo punto è arrivata una nota di Palazzo Chigi, in difesa del Capo dello Stato, in piena solidarietà con il Quirinale e come reazione a ingerenze che, è stato precisato per pure ragioni diplomatiche, vanno sempre condannate, sia che vengano da Oltreoceano, sia da altri Paesi.
Si tratta della più esplicita presa di distanza di Meloni in un frangente del genere. E siccome Salvini continua in sostanza a sposare le provocazioni di Musk, con solo qualche distinguo, è dal suo vicepresidente che la premier ha voluto prendere le distanze., come Forza Italia.
Che poi la sostanziale identità di vedute tra Presidente del consiglio e Presidente della Repubblica sia legata anche ad altri aspetti, come ad esempio la nuova linea decisa dal governo per spostare l’esame dei ricorsi degli immigrati che vengono portati in Albania dagli attuali giudici della sezione Immigrazione del Tribunale civile di Roma alla Corte d’Appello, dove Meloni si augura di trovare un ascolto più benevolo delle posizioni del governo sui “Paesi sicuri” in cui i richiedenti asilo dovrebbero essere rimpatriati, è possibile. Alla fine, se il decreto così emendato dovesse essere approvato, com’è sicuro, toccherà a Mattarella firmarlo. Stabilendo una tregua – questa è la speranza di Palazzo Chigi – nello scontro tra governo e magistratura.