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7 Marzo 2023Dribbla la domanda su Fini e il «male assoluto». Alla Knesset i bilaterali con Ohana e Netanyahu
Monica Guerzoni
GERUSALEMME Le leggi razziali sono state «una vergogna», Ignazio La Russa le condanna «senza se e senza ma» durante la visita in Israele, la quinta della sua vita e la prima da quando siede sullo scranno più alto di Palazzo Madama. A Gerusalemme, dopo una tappa privata a Tel Aviv, il presidente del Senato è venuto per «inginocchiarsi simbolicamente» nei luoghi sacri che conservano la memoria della Shoah e dire «mai più un odio così bestiale e inumano». Eppure, quando la domanda inevitabile arriva, il fondatore di FdI è spiazzato.
Presidente, si riconosce nelle parole di Gianfranco Fini, che vent’anni fa qui al Muro del pianto disse «il fascismo è il male assoluto»? La Russa si ferma di scatto e gela gli inviati: «Non rispondo. Ho finito di fare dichiarazioni, non siamo in Italia che uno mi insegue col microfono». Pochi minuti prima, abito nero e kippah sul capo, la seconda carica dello Stato aveva battuto il palmo della mano sulla pietra bianca di Gerusalemme e infilato un bigliettino in una fenditura del Muro, come vuole l’antica tradizione. E poi, stanco per i «troppi» appuntamenti di una agenda blindata, aveva rinunciato al Santo Sepolcro: «Dio mi perdonerà se non ci torno per la quarta volta». Nel via vai di ultra ortodossi con i grandi cappelli neri, La Russa si ferma davanti alle telecamere. Ha voglia di parlare della visita alla Knesset, dell’accoglienza «affettuosa» del presidente Amir Ohana che saluta «l’inizio di una nuova era nei rapporti con l’Italia» e dell’applauso bipartisan dei parlamentari, che lo ha «molto inorgoglito» e «ripagato di tante piccole vicissitudini della vita politica». I giornalisti ci leggono un’allusione alle polemiche per il busto di Mussolini che il presidente teneva in casa e al tweet celebrativo per la nascita del Msi, che fece insorgere il Pd e anche qualche esponente della comunità ebraica. Ma La Russa, accompagnato dal presidente della comunità di Milano Walker Meghnagi e dall’ex deputato Alessandro Ruben, molto introdotto negli ambienti dell’ebraismo internazionale, non ha voglia di parlarne. Gli chiedono se condivida il monito del presidente degli ebrei d’Israele Vito Anav, per il quale «l’Italia è antifascista nel suo midollo costituzionale» e La Russa, che sente di aver preso da tempo distanza da ogni nostalgia del passato, risponde brusco: «Non so se l’Italia è antifascista fino al midollo, ma so che è scritto nella Costituzione».
L’ex ministro della Difesa ha visto anche il presidente Benjamin Netanyahu — che venerdì a Roma incontrerà Giorgia Meloni — e ha reso omaggio allo Yad Vashem. Nella Sala della Memoria ha deposto una pietra e una corona di fiori e ravvivato la fiamma che arde a perenne ricordo delle vittime della Shoah. La guida, Viviana Salomon, si è stupita per la sua preparazione storica: «L’ho trovato motivato, conosce bene il tema dell’Olocausto».