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15 Aprile 2023Cpr e dintorni
Nomina sun consequentia rerum è una frase latina che si usa abitualmente nelle discussioni pubbliche, quando si vuole sottolineare che i nomi sono conseguenza della realtà delle cose. Emiliano Fossi, fiero seguace di Elly Schlein e nuovo leader del Pd in Toscana, non sembra tanto convinto della scolastica traduzione fatta sopra, a proposito dell’istituzione di un Cpr nella nostra regione. Insieme ad altri del suo partito afferma che tali centri pongono in discussione la politica che la Toscana ha sempre praticato con il modello dell’accoglienza diffusa. Cpr, però, significa centro di permanenza per il rimpatrio e tale significato, se derivato dalla realtà delle cose, appare difficilmente confondibile con forme e tradizioni di accoglienza, visto che sarebbe addetto a contenere persone che, per un motivo amministrativo o penale, non sono in attesa di essere accolte, ma espulse. L’accoglienza, diffusa o ristretta che sia, non c’entra con un luogo in cui si trattiene chi deve, in attesa di provvedimenti esecutivi, essere tolto dalla strada per evitare che possa arrecare danno agli altri e a sé stesso. Chiarito il significato dei nomi in relazione alla realtà, con questo non è certo accettabile alcuna giustificazione delle condizioni negative attuali per il rispetto della dignità di chi è ristretto nei centri, ci mancherebbe. Non c’è dubbio, però, che la questione che trattiamo non ha a che fare con la consolidata generosità dei toscani verso chi ha bisogno.
Ma con un altro problema che richiede senso della realtà e capacità di governo.
Si tratta della «sicurezza», a fronte di fenomeni epocali difficilmente controllabili, o perlomeno malamente controllati fino a ora, sia da destra che dal campo opposto. La sinistra l’ha infatti vissuta quasi sempre come se fosse il suo Convitato di pietra, ma a differenza di Don Giovanni nel dramma di Puskin non gli prende la mano, pensando al rischio di finire all’inferno.
Certo, gli amministratori del Pd, come si vede dalle stesse divisioni in Toscana a proposito dei Cpr, avvertono, chi più chi meno, quanto siano cambiate le condizioni di sicurezza per i cittadini soprattutto nelle città, ma non solo, e sanno bene quanto pesi l’immigrazione irregolare. Per non farne un’ideologia a rovescio (alla moda salviniana di un tempo, per intendersi) ricorriamo a un’analisi un po’ vetero, ma adatta a non creare equivoci: gli immigrati irregolari, come tutto il resto dell’umanità, se restano abbandonati a sé stessi in cerca di sopravvivenza, alla fine o anche prima possono entrare nella terra di nessuno dell’illegalità e di comportamenti lesivi della vita degli altri. È semplicemente così e la sicurezza è divenuta il tema centrale della vita comune anche in Toscana: le soluzioni non sono certo facili, ma non si può dire no a qualsiasi strumento di controllo senza proposte alternative ragionevolmente motivate, nonché comprensibili sul piano della realizzazione e dell’efficacia.
Niente impedisce a Fossi e compagnia, oggi maggioranza nel Pd toscano, di proporre tali alternative, comprese anche iniziative di controllo e di garanzia per chi venga costretto nei centri.
In buona sostanza, anche se si è all’opposizione sul piano nazionale, la fuga nella purezza del contrasto, finisce per dare l’idea agli elettori di un modo come un altro di sfuggire alla responsabilità: in una situazione drammatica, come nell’angosciata dichiarazione di ieri di Dario Nardella, sui minori non accompagnati.
Bisogna infine riconoscere al sindaco di Prato di essere tra i pochi a non dare cenno alcuno di subitaneo ripensamento, dopo aver sostenuto l’utilità dei Cpr. Matteo Biffoni sente l’obbligo di governare e di sopportarne il peso, altri preferiscono un Cpr aperto nelle piazze e nelle strade: ma quello c’è da tempo e non va bene né per gli immigrati né per gli indigeni.
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