Il Punto 26/09/2023
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27 Settembre 2023
di Massimo Franco
Il segnale rassicurante è che la Lega non ha intenzione di chiedere nessun rimpasto di governo. Almeno fino alle Europee, non se ne parla; né potrebbe essere diversamente. Per dopo, Matteo Salvini e i suoi fedelissimi assicurano che vanno bene esecutivo e maggioranza. Ma è chiaro che molto dipenderà da come andrà il voto, decisivo per gli equilibri nella destra italiana e per quelli europei. E da quest’ultimo punto di vista le cose rimangono a dir poco in bilico per i diversi referenti all’interno della coalizione.
Ieri, durante e dopo la commemorazione solenne dell’ex capo dello Stato, Giorgio Napolitano, se n’è avuta una conferma lampante. Mentre il presidente tedesco Frank Walter Steinmeier sedeva alla Camera accanto al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dal Carroccio sono arrivate accuse scomposte contro la Germania. Il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, è arrivato a dire che «ottant’anni fa il governo tedesco», e cioè nazista, peraltro alleato dell’Italia fascista, «decise di invadere gli Stati con l’esercito. Ora finanzia l’invasione dei clandestini per destabilizzare».
Il riferimento è alle organizzazioni non governative che Berlino sostiene per salvare i migranti nel Mediterraneo. Parole provocatorie, anche se non proprio nuove. Si sono sommate a quelle contro il commissario europeo Paolo Gentiloni, accusato di avere indicato l’Europa come «via maestra» seguita da Napolitano. E indicano la volontà dell’alleato di Giorgia Meloni di screditare qualunque dialogo di Palazzo Chigi con Paesi con i quali esiste un’alleanza storica; e dei quali l’Italia avrà bisogno nei prossimi mesi per tentare di arginare il fenomeno.
La Lega almeno ieri ha evitato di attaccare la Francia di Emmanuel Macron, pure a Roma per l’omaggio a Napolitano e per incontrare a tu per tu la premier italiana. Ma il timore è che sia una tregua temporanea. Salvini è alleato della nemica più acerrima di Macron, Marine Le Pen, emblema dell’ultradestra filorussa e anti-Ue. A lei, invitata al raduno di Pontida, ha affidato il compito di chiedere a Meloni perché non voglia allearsi alle Europee con tutte le destre in chiave antisocialista: proposta irricevibile, sia per FdI che per Forza Italia.
E la risposta indiretta di Palazzo Chigi è arrivata col comunicato col quale si è dato conto del faccia a faccia tra la premier e Macron: un colloquio nel quale si sono scambiati le vedute «sulla necessità di trovare una soluzione europea alla questione migratoria». E hanno discusso delle «priorità economiche» dell’Ue. Il problema è che di qui a giugno, quando si voterà, ogni nazione europea dovrà presentare anche alla propria opinione pubblica risultati tangibili. E gli spazi per la solidarietà continentale si assottiglieranno, favorendo l’estremismo.