Labour’s top policy priorities
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di Luigi Ippolito
Le accuse dei conservatori e il richiamo dell’ex premier
Londra E adesso in che direzione si muoverà Keir Starmer? Terrà la barra la centro o sterzerà a sinistra? La destra più stridula un’idea se l’è già fatta: il nuovo premier laburista riporterà di soppiatto la Gran Bretagna in Europa. «Brexit: adesso comincia la ritirata», strilla a tutta pagina il Mail on Sunday: secondo il tabloid ultraconservatore, Starmer avvierà presto negoziati con la Ue per riscrivere i termini dell’uscita di Londra dall’Unione europea.
In particolare, il neopremier punterebbe a rimuovere le barriere commerciali e a ripristinare in parte la libera circolazione in cambio dell’accettazione di un pacchetto di regole comunitarie: l’occasione per l’avvio informale di questa trattativa sarebbe dato dal vertice della Comunità politica europea, il forum di cooperazione continentale voluto da Macron, che si svolgerà la prossima settimana a Blenheim Palace, non lontano da Oxford.
Le reazioni sono subito arrivate: «Sotto Starmer siamo sulla via della servitù», ha tuonato Boris Johnson. «Starmer deve resistere a ogni tentativo di trascinarci di nuovo nella Ue», ha intimato l’editoriale del Mail on Sunday. Ma si tratta più che altro di soprassalti isterici di fronte alla vittoria a valanga dei laburisti: anche se è vero che il nuovo ministro degli Esteri, David Lammy, è in già partenza per la Germania con l’obiettivo di «resettare le nostre relazioni con i nostri amici e alleati europei», pur continuando a escludere un rientro nel mercato unico e nell’unione doganale.
Non c’è dubbio che, proprio in virtù dell’amplissima maggioranza conquistata, il governo laburista si troverà a subire pressioni da parte di chi, all’interno del partito e del gruppo parlamentare, chiede di assumere posizioni più radicali: e la maggioranza dei deputati eletti è decisamente filo-europea. Così come è chiaro il campanello d’allarme suonato dall’elezione di cinque indipendenti filo-palestinesi e dal successo dei Verdi, che hanno ottenuto 4 deputati, il loro miglior risultato: i laburisti hanno perso voti a sinistra e hanno subito una vera emorragia fra i musulmani, loro tradizionali elettori, che si sono sentiti traditi dalla cautela di Starmer su Gaza.
Le strade
La necessità, da un lato, di recuperare voti a sinistra, dall’altro di contenere il populismo
Ma forze ancora più potenti spingono il governo nella direzione opposta. È quello che emerge dall’intervento sul Sunday Times di Tony Blair: l’ex premier si è fatto avanti con una lista di consigli non richiesta (e probabilmente neanche troppo gradita), che però mette in chiaro quale sia la sfida maggiore da affrontare per Starmer. Secondo Blair, il nuovo governo deve approntare subito un piano per mettere sotto controllo l’immigrazione e così respingere la minaccia del populismo incarnata dal successo di Nigel Farage: per l’ex premier, il focus di Starmer deve concentrarsi sull’immigrazione illegale, su legge e ordine nonché sull’evitare ogni deriva «woke», ossia politicamente corretta.
Insomma, l’artefice delle vittorie del New Labour negli anni Novanta invita i laburisti oggi trionfanti a scartare ulteriormente a destra per non scoprire il fianco a quel populismo che monta anche a Londra dopo i trionfi sul Continente. E sicuramente gli strateghi che sono dietro Starmer, guidati dal «Rasputin rosso» Morgan McSweeney, la vera eminenza grigia del nuovo regime, si stanno già focalizzando sulle elezioni del 2029 sapendo che la vera sfida verrà proprio da Farage.
D’altra parte, Starmer non ha nessun mandato popolare per una svolta a sinistra: la sua super-maggioranza è una illusione ottica, i laburisti hanno ottenuto solo il 34% dei voti e se si tiene conto degli astenuti vuol dire che solo il 20% degli elettori ha messo la crocetta sul simbolo del Labour. Per di più, il programma laburista è stato tenuto volutamente vago e minimalista: l’opinione pubblica britannica è esausta, delusa e scettica, non vuole esperimenti ma stabilità, normalità e competenza. La verità è che non c’è entusiasmo per i laburisti e tantomeno per Starmer, il premier più impopolare che abbia mai fatto ingresso a Downing Street: lui sembra averlo capito, quando ha detto che intende governare senza ideologie, mettendo l’interesse del Paese prima di quello del partito.
Il problema è che il nuovo governo dovrà produrre risultati tangibili in fretta, a partire dalla Sanità e più in generale dai servizi pubblici disastrati: compiti molto mondani ma che sono quelli che stanno veramente a cuore alla gente. Purtroppo per Starmer, le casse dello Stato sono vuote e il Labour, per non spaventare i mercati che già due anni fa, in soli 49 giorni, avevano defenestrato Liz Truss, ha promesso una rigida disciplina di bilancio. È una quadratura del cerchio difficile da trovare: ma in mancanza della quale la luna di miele di Starmer rischia di essere molto breve.