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Giani si intesta la battaglia: «Referendum e raccolta di firme». Ma c’è il rischio di restare isolati
Mauro Bonciani
La riforma dell’autonomia differenziata ricompatta il centrosinistra toscano, Italia Viva compresa, nell’opposizione al provvedimento del Governo. Una contestazione che si muoverà nei palazzi istituzionali e nelle piazze, su due binari paralleli: da una parte il ricorso alla Consulta da parte di cinque Regioni, Toscana in testa, dall’altra la raccolta di firme per il referendum abrogativo. Una battaglia la cui vittoria è tutt’altro che facile, con il rischio poi di restare battuti e isolati, con rapporti ancora più difficili con il Governo di Roma.
Il primo a scendere in campo è stato il governatore Eugenio Giani che rimprovera alla legge Calderoli di disegnare un quadro ben diverso da quello nel quale nel 2019 la Regione Toscana aveva avviato la richiesta di autonomia differenziata su dieci materie: salute, governo del territorio, dell’ambiente, tutela del lavoro, istruzione e formazione, beni culturali, accoglienza dei richiedenti asilo, autonomie locali, coordinamento della finanza pubblica, porti. «Questa legge è solo un manifesto elettorale. Da un lato si centralizza nei fatti e dall’altro si conclama con questa legge una presunta autonomia differenziata. Che non è provvista di risorse, non ci sono cioè risorse per poter assicurare il rispetto dei livelli essenziali, e sostanzialmente separa le attività delle Regioni — spiega Giani — Noi crediamo nel regionalismo, ma in un regionalismo equo e solidale, che le risorse le sappia distribuire in modo equilibrato e che sappia valorizzare le competenze specifiche delle Regioni senza però far fare la guerra tra di loro. Purtroppo però il testo che è stato approvato determina invece questo».
La linea di azione, continua il governatore toscano, è già tracciata. «La Costituzione prevede che se cinque Regioni concordano l’iniziativa possano chiedere il referendum. Noi siamo totalmente disponibili a farlo, le cinque regioni ci sono già: noi, l’Emilia-Romagna, la Puglia, la Campania e la Sardegna. Io mi impegnerò in prima persona su questo fronte. Come Regioni porteremo avanti il percorso per un referendum, e proveremo a coinvolgere anche Regioni del Sud, come la Calabria. Parallelamente ci sarà il percorso della raccolta di firme già annunciata ad esempio dalla Cgil per un referendum abrogativo».
Anche il presidente del Consiglio regionale toscano, Antonio Mazzeo (esponente Pd come Giani) si muoverà per coinvolgere le altre Regioni, i suoi colleghi a capo delle assemblee elettive, in un’azione congiunta e coerente. Mazzeo era ieri alla riunione della plenaria del Comitato europeo delle Regioni a Bruxelles, e spiega: «L’autonomia differenziata rischia di dividere l’Italia tra Nord e Sud, tra aree interne e aree più popolate, rischia di creare venti piccole Italie. Noi vogliamo un’Italia in grado di aiutare i più fragili senza lasciare indietro nessuno e per questo useremo ogni mezzo possibile per opporci a questo disegno della destra. Non solo raccoglieremo le firme dei cittadini; parlerò con gli altri colleghi dei consigli regionali a guida di centrosinistra per chiedere di approvare una delibera che istituisca un referendum abrogativo sulla legge, secondo quanto previsto dall’articolo 75 della Costituzione. Ognuno di noi, con tutti gli strumenti a propria disposizione, deve cercare di fermare questa riforma».
Vincenzo Ceccarelli, capogruppo dem in Regione, conferma il doppio binario: «Approveremo la legge per fare ricorso come Regioni e sosterremo la raccolta di firme lanciata dal Pd, e non solo, per un referendum: siamo già tutti disponibili per autenticare le firme». Anche Italia Viva sarà della partita insieme con il Pd, e questo potrebbe forse avere qualche risvolto nella definizione delle alleanze per le prossime Regionali. «Matteo Renzi ha lanciato l’idea di raccogliere firme per abrogare la legge, daremo battaglia contro una legge ingiusta che fa male alla Toscana — afferma Stefano Scaramelli, capogruppo Iv in regione — E dal Consiglio regionale porteremo la nostra contrarietà anche nelle piazze, con la raccolta firme».
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