
Cent’anni in piedi: il tempo lungo del New Yorker
18 Dicembre 2025
Il cuore della vicenda non è la presunta ossessione vendicativa di Trump, ma una trasformazione più profonda del potere nelle democrazie mature. Trump usa la ritorsione come metodo di governo e ne testa continuamente i limiti, scoprendo dove il sistema cede e dove, invece, resiste.
Il potere esecutivo funziona quando colpisce soggetti esposti e adattabili: università, studi legali, apparati amministrativi, istituzioni che preferiscono piegarsi piuttosto che entrare in conflitto aperto. In questi casi non serve vincere in tribunale. È sufficiente creare un clima di intimidazione permanente, in cui il costo del dissenso appare più alto della resa. Qui Trump è stato efficace, e non poco.
Quando però la vendetta prova a trasformarsi in repressione penale, emergono i limiti strutturali dello Stato di diritto. Procuratori che si dimettono, giudici che bloccano nomine, giurie che respingono impianti accusatori fragili: non per eroismo, ma perché il sistema giudiziario, se forzato troppo rapidamente e in modo troppo scoperto, reagisce. Non è una difesa etica della democrazia, ma una difesa procedurale. Ed è proprio per questo intrinsecamente fragile.
Il dato più attuale è che Trump non arretra: apprende. Ogni stop diventa un’informazione utile. Se l’incarcerazione dei rivali è difficile, restano altre strade: delegittimare, isolare, colpire economicamente, esporre alla pressione mediatica e amministrativa, rendere vulnerabili. La vendetta cambia forma, diventa meno spettacolare e più burocratica, meno visibile e più duratura.
In questa chiave va letta anche la spinta a revocare cittadinanze a persone naturalizzate: non repressione giudiziaria in senso stretto, ma ridefinizione politica dell’appartenenza. Chi può restare, chi può essere escluso, chi è protetto e chi no. È un potere che agisce prima e oltre i tribunali.
La lezione non riguarda solo gli Stati Uniti. Riguarda tutte le democrazie in cui il conflitto politico smette di essere regolato e diventa personale, punitivo, identitario. Dove la domanda decisiva non è più “è legale?”, ma “fin dove posso spingermi prima che qualcuno mi fermi?”. Ed è proprio lì che lo Stato di diritto comincia a consumarsi, non con un colpo di mano, ma per logoramento quotidiano.





