L’ANTICIPAZIONE DEL NUOVO LIBRO
«Noi siamo i figli della stagione dell’Ulivo, dell’Unione. Siamo cresciuti con la promessa e la speranza di costruire una chiara alternativa alla destra. Quando hanno fondato il Pd, si rivolgevano a persone e a giovani come noi: però, quando poi arriviamo noi, sembra quasi che siamo un problema. Ma chi ha immaginato quella creatura politica l’ha fatto perché restasse sempre uguale a se stessa, divisa in tronconi, o per fare insieme un passo avanti? Il Pd – che mette insieme culture politiche diverse – può mai guardare dall’alto in basso chi nasce in questa storia, solo perché non viene da quelle precedenti?
Qualcuno ci chiamava “esterni”, ma non siamo esterni, siamo i figli del Pd, della sua storia e anche dei suoi errori. Io ero nel Pd dieci anni fa, nel 2013, a contestare le larghe intese.
Noi nasciamo nel solco dell’Ulivo con quella ispirazione – un centrosinistra unito, fortemente alternativo alla destra –, è chiaro che avessimo qualcosa da ridire su quella scelta e su quelle che ne sono seguite.
È storia che, a un certo punto, qualcuno ha vinto il congresso e ha portato il partito in una direzione diversa: è legittimo, ma questo haprodotto fratture. Così come il nostro tentativo opposto di riportarlo a casa, dove la gente si aspetta di trovarlo, può produrre qualche altro scossone. Ci siamo impegnati in politica, abbiamo fatto il nostro percorso, e alla fine è capitato anche che una di noi abbia vinto le primarie e sia diventata la segretaria. Ma la storia è questa. Non puoi far partire un processo e pensare che, mentre il processo avviene, tutto intorno rimanga uguale a se stesso.
Altrimenti che processo è?».
Però, come in tutte le storie, c’è sempre una parte edipica in cui a un certo punto per andare avanti bisogna entrare in conflitto col padre, cioè con chi guarda con estrema diffidenza la novità, pensando che sia sbagliato il fatto stesso che non si faccia tutto esattamente come prima.
«Sembra che non ci si renda conto che il mondo è andato avanti, che oggi la proposta che portiamo avanti è già figlia di quella ibridazione tra culture diverse. È l’aggiornamentosoftware a un mondo profondamente trasformato, che però non rinuncia a mettere insieme le elaborazioni più avanzate di tutte le sue fondamentali culture di provenienza. Non è un caso se oggi la nostra visione tocca elementi in comune con le mobilitazioni delle giovani generazioni che stanno nella società e che lottano per il lavoro, i diritti, il femminismo, l’ambiente. E, a proposito di rapporto con il pensiero cattolico e democratico, c’è consonanza con quello che il Papadice nell’enciclica Laudato si’ :ascoltiamo insieme il grido della terra e il grido dei poveri, sui migranti, sulla conversione ecologica, quella che lì chiama ecologia integrale, pace, contrasto alla povertà. È proprio su questi terreni fertili che si misura l’incontro tra culture che è la promessa del Pd e che prende forma nella visione che oggi portiamo avanti su giustizia sociale e climatica. Forse questo rappresenta per alcuni un momento di smarrimento, ma è così: ci avete portato fino a qui, ora non possiamo tornare indietro.
Poi non nascondiamoci che una parte del problema deriva dalla struttura patriarcale della nostra società. Essere donna, giovane e autonoma significa dover fare il triplo degli sforzi per essere presa sul serio. C’è chi dice che decido tutto da sola, ma questo è lontano dalla realtà: in segreteria e direzione facciamo discussioni vere, a volte anche divisive. Certo, non ho voluto ricreare caminetti in cui si decideva in pochi e si consultavano sempre gli stessi su ogni questione, ma è l’impegno che ho preso alle primarie di cambiare il metodo. Un po’ meno frequente è l’altra critica: non decide. Dipende: per esempio sulla questione della mia candidatura alle elezioni europee ho avuto le mie ragioni benfondate per attendere. Può essere che in alcuni casi mi prenda tempi lunghi per le decisioni, ma li uso per l’ascolto, e devo dire che questo mi ha aiutato a fare le scelte giuste. Non mi sono mai pentita di una decisione presa dedicandole il tempo necessario, sulle questioni più complesse preferisco ascoltare tante opinioni diverse. Preferisco prendere tempo e poi dire una cosa che rimane quella: quando do la mia parola, è fissata sugli scogli. Non torno indietro».