Lily Greenham: An Art of Living
5 Marzo 2024L’errore che il governo vuole evitare
5 Marzo 2024Il commento
di Massimo Gaggi
SAN FRANCISCO Qui lo chiamano victory lap: il giro di pista del vincitore. Donald Trump se lo è concesso ieri dopo la sentenza della Corte Suprema che ha annullato la «squalifica» del Colorado. Un discorso trionfale circondato da bandiere a stelle e strisce. L’ex presidente ha buoni motivi per festeggiare: chi pensava di poterlo fermare per via giudiziaria deve prendere atto che denunce e incriminazioni, anche quando ben fondate, non solo non hanno frenato la sua corsa verso la Casa Bianca, ma l’hanno agevolata.
Vestendo i panni del perseguitato, usando le udienze per fare comizi, ha spiazzato gli altri candidati repubblicani e ha scavalcato Biden nei sondaggi. Tanti hanno continuato a sostenere che dopo la prima condanna penale federale l’umore degli elettori sarebbe cambiato. Non sapremo mai se è vero: ormai abbiamo la quasi certezza che solo il processo di New York per aver comprato con fondi elettorali il silenzio della pornostar Stormy Daniels (quello meno rilevante, celebrato da magistrati eletti nelle liste democratiche) arriverà a sentenza prima del voto di novembre. Quello della Florida per i documenti top secret illegalmente tenuti dall’ex presidente è già slittato ad agosto e il giudice (nominato da Trump) è orientato a concedere altri rinvii. Il processo della Georgia per il tentativo di alterare i risultati del voto è sempre bloccato dall’indagine sui comportamenti della procuratrice Fani Willis. E il processo di Washington per i fatti del 6 gennaio, il più serio, deve attendere il giudizio della Corte Suprema sul ricorso di Trump che invoca l’immunità presidenziale anche per i reati penali. Ieri lui ha insistito, sostenendo che un presidente deve essere totalmente libero da vincoli legali. La Corte dovrebbe dargli torto, ma non si pronuncerà prima di maggio. Solo allora si potrà calendarizzare il processo, forse per fine agosto: troppo tardi, anche alla luce di una norma che vieta di processare un candidato nei 60 giorni che precedono il voto.