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A Tebe imperversa la peste. Il re Edipo, che ha salvato la città dall’incubo della Sfinge, rassicura «i suoi figli»: a lui chiedono ancora una volta soccorso e protezione. Per interrogare Apollo sulle cause del morbo, il re ha inviato a Delfi il cognato Creonte. Che torna col responso: è rimasta impunita l’uccisione di Laio, il predecessore di Edipo sul trono, e già marito di Giocasta. Occorre trovare e punire il colpevole: così ordina il dio. Edipo emette un bando contro l’assassino. Per aiuto e consiglio si rivolge al profeta Tiresia. Il quale si presenta, ma non intende parlare, scatenando le ire del sovrano, che lo accusa di aver tramato lui il delitto, di essere in combutta con Creonte per detronizzarlo. Tiresia a quel punto parla: «Sei tu l’assassino» dice a Edipo, vaticinandogli il suo atroce destino.
Considerato uno dei testi teatrali più belli di tutti i tempi, Edipo re è la nuova regia di Andrea De Rosa, in prima nazionale al Teatro Astra di Torino (8-17 marzo), di cui De Rosa è direttore. La novità più importante di questo adattamento del capolavoro di Sofocle, chiarisce il regista, «consiste nell’aver affidato allo stesso attore, Roberto Latini, i ruoli di Tiresia e di tutti i messaggeri: non diversi personaggi interpretati dallo stesso attore, ma un personaggio nuovo che è la voce del dio Apollo, dei suoi oracoli oscuri. In ogni lettura o allestimento di Edipo re mi ha sempre colpito il fatto che Tiresia entri subito in scena: Edipo si presenta al popolo, ed ecco che arriva Tiresia. Che rivela al re la verità: il colpevole sei tu. Ma come è possibile che Edipo non sia riuscito a “vedere” questa verità, come è possibile non ricevere una verità così potente? È chiaro che la prima reazione, quella più umana, che forse tutti avremmo, è non vedere. Cercare di rimandare il momento in cui tutto diventa chiaro, il momento in cui la verità si afferma in modo inequivocabile».
Tutta la storia di Edipo si incardina sulla verità, proclamata, cercata e misconosciuta. «Il sapere è terribile, se non giova a chi sa». «Questo spettacolo — riflette De Rosa — è un proseguimento del lavoro iniziato nel 2017 con Le Baccanti. Se in quello tutto ruotava intorno alla figura e alla voce di Dioniso, in questo il protagonista nascosto sarà Apollo, il dio dai molti nomi. Ho chiesto a Fabrizio Sinisi, che ha curato la traduzione, di cercare tutti gli appellativi riferiti al dio e di elaborarli. Verranno recitati in scena come una preghiera». Bellissimo e crudele, Apollo è il dio che dispensa i suoi oracoli da Delfi, il santuario più venerato del mondo antico. Un dio «obliquo» che coi suoi enigmi rivela il futuro agli uomini. «Questo attributo, obliquo, mi fa pensare al rapporto che abbiamo con la verità. Come se Apollo suggerisse a Edipo e agli uomini — dunque a noi — di non guardare la verità dritta negli occhi perché essa acceca. Che è il destino di Tiresia, reso cieco da Atena perché da lui vista nuda al bagno. È il rapporto di Edipo con la verità che con questo spettacolo mi interessava esplorare, il rapporto con la voce del dio con cui deve fare i conti, la voce del modo con cui deve arrivare alla verità».
Il contagio è uno dei temi di Edipo re. La peste che flagella Tebe somiglia, riflette il regista, «a quello che abbiamo vissuto col Covid. La scena installativa creata da Daniele Spanò, scenografo, regista e artista visivo, è costruita su pannelli di vetro, ricorrenti nell’iconografia del virus. Sono il segno della cecità. Cecità è anche il titolo della stagione del teatro che dirigo, e ruota intorno al rapporto con le verità che non vogliamo vedere. Attraverso questa lente abbiamo affrontato temi diversi. Come nel caso di Wonder Woman di Antonio Latella o di Le mie parole vedranno per me del giovane regista Marco Corsucci, classe 1995, che sulla cecità ha lavorato in modo documentaristico: lo spettatore ascolta in cuffia una serie di interviste a persone non vedenti per indagare qual è il mondo dell’esperienza visiva e percettiva di un non vedente. E dico visiva non per inciampo linguistico ma perché come tutti i non vedenti intervistati riportano, “noi vediamo qualcosa”. Conoscenza e percezione della realtà passano attraverso immagini che si formano mediante sensi altri: udito, tatto, olfatto». Altra particolarità dell’Edipo re di De Rosa, spiega il regista, «è che in scena ci saranno solo sei attori: Francesca Cutolo, Francesca Della Monica, Marco Foschi, Roberto Latini, Frédérique Loliée, Fabio Pasquini. Una scelta dettata dal desiderio di un corpo a corpo tra Edipo e la voce di Apollo, che segue una tra le molte letture filologiche secondo cui il Coro non rappresenta la città di Tebe ma gli anziani intorno a Edipo e Giocasta, messaggeri della comunità presso il re. Una lettura in cui risuona qualcosa di molto privato, di molto intimo».
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