L’aborto «non è un diritto», è un «omicidio». Anche in caso di stupro «non è giusto». «La legge 194 va riscritta in senso restrittivo» perché «concede più di quello che dichiara». E invece «ci vuole un rigore esistenziale».

La tesi qui riassunta non è stata enunciata in un consesso privato – di ultradestra o fondamentalista religioso che sia – ma all’interno della Camera dei deputati. Ad esporla sono due rappresentanti del Centro studi Machiavelli che, per iniziativa della Lega, hanno presentato martedì in sala stampa di Montecitorio il volume «Biopoetica, breve critica filosofica all’aborto e all’eutanasia». L’invito è partito dal salviniano Simone Billi che però non ha partecipato al convegno e ora, dopo la bufera sollevata da tutta l’opposizione, si smarca sostenendo che «quanto riportato da alcuni mezzi di stampa non rappresenta né la mia, né, tanto meno, la posizione del partito».

«AVRÀ PRENOTATO la sala ma non era consapevole di quelle posizioni: io non credo che Billi la pensi così», prova a difenderlo il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa. Mentre l’estensore dell’invito tenta di cavarsela con leggerezza: «È una cavolata, non so come sia venuta fuori, cosa c’entro io?». Eppure il «sommario esecutivo» del nuovo «dossier» contro l’aborto e l’eutanasia campeggiano sulla prima pagina del sito web del Centro studi Machiavelli. «L’aborto – recita – è una soluzione pratica, non è sublimabile a diritto inalienabile: non è mai “giusto”»; «la scelta dell’eutanasia è una rinuncia alla vita per la cessazione del dolore individuale. L’etica dell’interesse si sostituisce a quella del dono». E ancora: «Aborto ed eutanasia si sdoganano spargendo confusione sui momenti in cui la vita comincia e termina».

DUNQUE BILLI non poteva esserne all’oscuro. E poco importa se ora giura che la Lega è sempre stata per la «libera scelta» delle donne. Rimane il fatto che alla Camera la ricercatrice Maria Alessandra Varone, curatrice della pubblicazione insieme a Marco Malaguti, ha sostenuto una tesi inaccettabile perfino in Polonia o a Malta, dove l’Ivg è permessa solo in caso di stupro o pericolo di vita della donna. «Il caso dello stupro è un finto dilemma morale – ha detto Varone – si tratta di un caso delicato, perché non c’è uno che perde e l’altro che guadagna: il feto perde e la madre guadagna, in termini puramente logici. Nulla toglie che questo bambino venga poi dato in adozione, nulla toglie che questa madre possa portare avanti la sua vita con lui: questo non l’autorizza ad ucciderlo, perché di questo si tratta e bisogna aver il coraggio di usare le parole consone».

LA PROTESTA SI È SOLLEVATA all’unisono, dall’opposizione. Pd, Avs, M5S, Iv e pure la Cgil parlano di tentativo «oscurantista» di «riportare l’Italia al Medioevo». «Ormai la Lega è chiaramente schierata contro l’autodeterminazione delle donne», constata la Cgil che denuncia: nell’iniziativa patrocinata da Billi «non solo si è contestata la legge 194 e aggredito il diritto all’autodeterminazione femminile, ma è stato anche distribuito materiale informativo che colpevolizza esclusivamente le donne nel caso di gravidanze indesiderate, promuovendo quella cultura patriarcale alla base di tanti atti di violenza maschile sulle donne». E in molti chiamano in causa Salvini o la stessa Meloni per una parola chiara e definitiva sul tema. Premier e vice tacciono, ma nella Lega c’è malumore. Come è stato sul suicidio assistito, anche sull’aborto il partito si mostra diviso: «Utilizzare temi seri come l’aborto – attacca la responsabile Pari opportunità della Lega, Laura Ravetto – i diritti, il sostegno alle donne, il contrasto alla violenza per becera propaganda di parte è davvero stucchevole».

MA LA CAMPAGNA ELETTORALE per le europee è cominciata. E senza voler ambire ad un progetto di legge come quello annunciato in Francia da Macron per inserire l’aborto tra le libertà inalienabili costituzionali delle donne, basterebbe però ricordare che solo un mese fa il Consiglio d’Europa ha esortato l’Italia «a garantire alle donne e alle ragazze il libero accesso ai servizi di salute sessuale e riproduttiva, comprese le cure per l’aborto e la contraccezione».