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20 Febbraio 2024Tutti in attesa
L’ora più buia di Firenze è stata quella della mattina di venerdì scorso, quando il tempo si è fermato in via Mariti e tutto è sembrato, e continua a sembrare, secondario rispetto a quanto è accaduto. Di sicuro quanto sopra è il sentire comune dei fiorentini che sanno però di essere sempre più vicini ad appuntamenti politici di grande importanza: il voto per l’Europa e quello per Palazzo Vecchio. La sfida che ci sarà per la stanza di Clemente VII non avrà un significato locale, ma nazionale: la città del fiore, infatti, è anche quella che ha conservato sinora i frutti più copiosi di una lunga gestione del potere da parte della sinistra. Li conserverà ancora, oppure un cavaliere bianco verrà nel giugno prossimo a cambiare la storia e la cronaca di una città illustre per il suo passato e sempre meno tale per il proprio presente? Bisogna aspettare un po’ di tempo per azzardare previsioni, per tanti motivi, ma per uno in particolare: passata la frenesia del centrosinistra di mettere le carte in tavola con largo anticipo, oggi che uno si volti a destra oppure a sinistra non vede che dei concorrenti in surplace, tali da far invidia ai più famosi campioni del ciclismo su pista. A dire la verità, ce n’è uno che non è nemmeno entrato in pista, per l’appunto il più atteso: il candidato del centrodestra. Allo stato dell’arte avrebbe perfino un nome, Eike Schmidt, noto ex direttore degli Uffizi oggi a Capodimonte, tedesco, italiano, fiorentino e forse napoletano.
A parte una serie di intemerate sullo stato di Firenze, non si sa granché delle idee fondanti dell’ex direttore degli Uffizi. Schmidt verrà o no, chissà… a Donzelli e compagni non resta che il surplace. Una che non sta immobile è invece Giorgia Meloni che forse scettica per quanto riguarda Firenze, in vista delle urne del 2025 in Toscana ha pensato bene di tarpare le ali a Eugenio Giani, togliendoli la gestione del dopo alluvione. Dirà il lettore: quelli che hanno cominciato a fare campagna elettorale da mesi, cioè i democratici, saranno già in vista di un traguardo, con tutte le tribolazioni a cui si sono sottoposti. Ci mancherebbe: quello che il Pd locale chiama il perimetro delle alleanze (o non potevano inventarsi qualcosa di meno cacofonico), quel perimetro non si sa come disegnarlo, tanto che un alleato della prima ora, il partito della Sinistra italiana, si è addirittura alzato dal tavolo in attesa di vedere se Elly Schlein farà entrare l’odiato Matteo Renzi. La candidata ormai pluriennale Sara Funaro, dopo una affollata presentazione, gira per i quartieri in cerca di consenso, ma non c’è traccia dell’alta battaglia delle idee di cui gli elettori vorrebbero essere un minimo partecipi. Allo stato le idee che corrono sono solo quelle consolidate o accuratamente evitate di Dario Nardella: tanto per parlare di continuità… In attesa anche il Pd, dunque, che non sa chi scegliere, se la sinistra sinistra o i profughi centristi di Renzi e di Stefania Saccardi. Del resto, Renzi non sa cosa volere di preciso e Saccardi, che dire… ha fatto una bella manifestazione, è un’amministratrice esperta, ma ora aspetta che il capo decida. Cosa ci manca a questo punto? Tomaso Montanari, giustamente: un altro che ha fatto l’ingresso nella tenzone e che, per quanto riguarda le idee su Firenze e non le scelte politiche generali, è accademicamente un passo avanti agli altri, è anch’egli in attesa di vedere come va a finire con Cecilia Del Re e Giuseppe Conte, o chi altro all’estrema sinistra: dopo si vedrà con gli elettori. La campagna elettorale, in questo momento, è come una fermata affollata di gente che non sa a che ora passa il proprio bus e aspetta con ansia. Ma a Firenze spesso succede che ne passa uno e tutti sperano che sia quello giusto, invece va in deposito.