Jeff Buckley- Morning Theft
26 Settembre 2023Non mi sono meravigliato di Pacciani
26 Settembre 2023È un simbolo per il paese aretino, molte parti erano state trafugate. Ora il restauro
Chiara Dino
È una storia da cinema. Un plot da Indiana Jones con ambientazione Lucignano, paese da 3 mila anime in provincia di Arezzo, dove nove mesi fa del celeberrimo Albero d’Oro che del borgo è simbolo e oggetto propiziatorio — ogni innamorato si scambia le promesse alla sua ombra — si sono ritrovati 18 pezzi mancanti. Sedici ex voto, piccole miniature che erano poste alla base di un monumento alto 2,70 metri, una pergamena e un cristallo di rocca molato. Adesso che, dettaglio dopo dettaglio, l’ Albero della vita realizzato tra il XIV e XV secolo, sta tornando alla sua originaria interezza, la sua monumentale bellezza sarà oggetto di un restauro curato dall’Opificio delle Pietre dure di Firenze «che — spiega la soprintendente Emanuela Daffra — sarà occasione anche per studiarne il progetto iconografico e la storia. Ricco com’è di materiali, dal rame alla pergamena dipinta, dal corallo al cristallo di rocca, non sono noti in molti casi gli artisti e gli artigiani che gli diedero vita».
Il furto e il ritrovamento sono però il fulcro di questa vicenda a lieto fine. L’ Albero fu razziato e depredato di molti dei suoi pezzi nel 1914. Nessuno ha mai conosciuto l’identità dei ladri ma questo non ha impedito, «alla fine degli anni Venti del secolo scorso — lo ricorda il soprintendente di Arezzo, Gabriele Nannetti – di ritrovarne alcune parti nella campagna vicino Sarteano». Quel rinvenimento diede il via a un primo grande restauro sempre affidato all’Opificio. Poi più nulla fino a gennaio scorso. A questo punto entra in campo Roberta Casini, sindaca di Lucignano, la vera eroina di questa vicenda. Racconta Casini: «Un preziosissimo amico, Franco Rossi è il suo nome, mi raccontò che un anziano signore di Sarteano, il quale sta anche scrivendo un libro su questa vicenda, da giovane, ad appena 16 anni, aveva ritrovato in una grotta alcuni pezzi (quelli mostrati ieri alla stampa ndr .) del nostra amato Albero e che li aveva consegnati all’ora parroco della chiesa di Sarteano. Era il 1956». La sindaca ha contattato gli eredi del parroco, ha trovato i pezzi mancanti e li ha affidati al Nucleo Tutela patrimonio artistico dei Carabinieri che, fatte le verifiche richieste dal caso, ha sancito la veridicità del racconto». Sì, quegli ex voto cesellati con una cura, una precisione e una grazia speciali, erano originali e andavano restituiti al Comune di Lucignano che custodisce l’opera nel suo museo principale. Il resto è storia recentissima. Casini chiama il presidente della Regione Eugenio Giani — ieri presente allo svelamento dei pezzi in Opificio a Firenze — gli chiede di dargli una mano per trovare dei fondi utili al restauro, le cose si muovono. Resta solo un rammarico che però diventa un appello. Il Crocifisso col pellicano che decora in alto l’opera non è l’originale, fa parte dei pezzi trafugati nel 1914 e non ancora ritrovati. Quello che vediamo su in cima è solo una copia. Chi ha l’originale contatti Casini o il comandante dei Carabinieri del Nucleo Patrimonio artistico, Claudio Mauti. Contatti chi vuole e renda a Lucignano il suo Cristo .
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