Blinken all’Onu: “Non vogliamo la guerra, ma reagiremo. Convincete gli ayatollah a fermarsi” Il piano per evacuare 600 mila americani dall’area. Generali e addestratori statunitensi in Israele
NEW YORK — L’Iran ha tolto il freno ai suoi alleati in Medio Oriente, Hezbollah ed altri, che quindi ora hanno via libera per colpire Israele e gli obiettivi americani. È la conclusione a cui è arrivata l’intelligence Usa, secondo quanto confermano a Repubblica autorevoli fonti con conoscenza diretta dei fatti. Fino a dove si spingeranno i “proxy” della Repubblica islamica resta incerto, e così si spiegano le iniziative prese nelle ultime ore per dissuadere Teheran a sfruttare Gaza per scatenare una guerra regionale, inclusi i piani per evacuare tutti gli americani in Medio Oriente. Di sicuro però la crisi è ormai già più ampia di Hamas, e questo è tra i motivi che hanno spinto Israele ad accettare di includere nella pianificazione delle operazioni militari i generali specializzati in guerriglia urbana inviati dal Pentagono.
Intervenendo ieri al Consiglio di Sicurezza Onu, il segretario di Stato Blinken ha avvertito: «Gli Usa non cercano il conflitto con l’Iran. Non vogliamo che questa guerra si allarghi. Ma se l’Iran o i suoi affiliati attaccano il personale americano in qualsiasi parte dell’area, difenderemo il nostro popolo e la nostra sicurezza rapidamente e in modo decisivo». Quindi ha sollecitato tutti i presenti a farsi sentire con la Repubblica islamica «in pubblico, in privato, o con qualsiasi mezzo a disposizione», per ammonirla ad evitare l’escalation. Questa dichiarazione nasce dal fatto che Washington è convinta che Teheran abbia dato il via libera alle azioni dei suoi alleati, come ha confermato il portavoce della Casa Bianca John Kirby, dicendo che gli ayatollah sono «complici» di quanto avviene e indirizzano i “proxy”, anche se l’intelligence non ha ancora le prove che abbiano ordinato l’attacco del 7 ottobre. Ieri in serata è stata colpita una base Usa in Siria mentre gruppi legati a Teheran hanno minacciato di colpire quelle in Kuwait e negli Emirati.
Blinken ha dunque ribadito i tre punti fermi Usa nella crisi: il diritto di Israele di difendersi nel rispetto delle leggi internazionali, l’obbligo di proteggere i civili e far arrivare gli aiuti umanitari, e la necessità di trovare una soluzione alla questione palestinese con la creazione di due stati.
A margine del dibattito, il segretario di Stato ha visto i colleghi francese Colonna, tedesco Baerbock e britannico Tugendhat, per coordinarsi. Macron, visitando Tel Aviv, ha proposto di costruire un’alleanza come quella che aveva stroncato l’Isis, per combattere Hamas. La Casa Bianca ha riposto che per ora la priorità è aiutare Israele, ma il discorso è aperto, tanto è vero che ieri Biden ha sentito il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Verso le 2 del pomeriggio Blinken ha incontrato nella Conference Room 7 del Palazzo di Vetrola delegazione araba al Consiglio di Sicurezza, guidata dal ministro di Riad Faisal bin Farhan Al Saud. Lo scopo era definire una linea comune per evitare l’allargamento della guerra, contenere l’Iran e risolvere la crisi a Gaza, dando unaprospettiva ai palestinesi. Faisal ha detto che gli arabi condannano «tutte le azioni contro i civili», quindi tanto quelle di Hamas, quanto i bombardamenti israeliani contro obiettivi non militari. Poi ha aggiunto che è «necessario riprendere le trattative di pace, per arrivare alla creazione di due stati. I paesi arabi sono pronti a farlo da subito ». È lo scambio offerto a Blinken per isolare Hamas e l’Iran, dando una prospettiva ai palestinesi.
Kirby ha risposto dalla Casa Bianca che «questo non è il momento di un cessate il fuoco, perché aiuterebbe Hamas. Diversa sarebbe una pausa delle operazioni militari», che per natura sarebbe provvisoria, ma consentirebbe di continuare i negoziati per la liberazione degli ostaggi e la consegna degli aiuti umanitari. Washington non ha la certezza che questo basti a frenare l’Iran, e quindi si prepara. Ha inviato nella regione due portaerei, un gruppo anfibio di marines, batterie per la difesa missilistica e ora altre forze, come segnale di deterrenza. Se però Teheran decidesse comunque di colpire, il Pentagono sarebbe pronto a rispondere con tutta la forza. Nello stesso tempo gli Usa cercano di frenare o moderare l’intervento israeliano a Gaza. Il segretario alla Difesa Austin ha sentito il collega Gallant, sollevando dubbi sulla capacità dello Stato ebraico di condurre un’offensiva efficace nel teatro di guerriglia urbana, gli obiettivi, e i piani per il dopo. Quindi ha inviato un gruppo di consiglieri guidato dal generale dei Marines James Glynn, specializzato in questo genere di operazioni. Gli Usa però temono che tutto ciò non basti ad evitare una guerra regionale, e quindi secondo ilWashington Post stanno preparando i piani per evacuare i 600mila cittadini americani in Medio Oriente.