Messi inventa, Alvarez fa gol L’Argentina è di nuovo in finale
LUSAIL — Vamos, i piccoli vanno in finale. Fanno grandi fuochi d’artificio e illuminano la notte. E la squadra più bassa del torneo, l’Argentina, si giocherà il Mondiale. Grazie a La Pulce e al Ragno. A un piede sinistro e destro. A un atto di creazione e di conclusione. Alla magia di uno all’ultimo trucco e all’energia di un apprendista stregone. Messi, la Pulce, chiamato così perché non è una giraffa, e Alvarez, il Ragno, perché sembra avere più di due gambe e perché si mise la maschera di Spiderman per celebrare il campionato vinto nel 2021 con il River Plate. Non due giganti: un metro e settanta scarso tutti e due. A dimostrazione che il calcio resta di tutti, dei ragazzini che crescono, Alvarez, 23 anni da compiere a gennaio, e degli uomini che maturano, Messi, 35. E che provare a vincere aiuta a vincere.
Leo giocherà la seconda finale per la Coppa dopo quella del 2014 persa contro la Germania. Ma soprattutto raggiunge quota 11 gol totali ai Mondiali e diventa miglior marcatore dell’Argentina, scavalcando Batistuta (10 in 3 edizioni). Con i 5 gol in Qatar, il più vecchio a riuscirci in una edizione, aggancia in classifica Mbappé. Eguaglia il tedesco Lothar Matthäus con il maggior numero di partite ai Mondiali (25). Ilmate di mattina, bevuto con il gruppo dei suoi fedeli, si vede che fa bene. Perché questo è un Messi sempre più leader, un grande patriarca, che batte un rigore benissimo, con violenza, senza esitazione. E Los Messi, ormai li chiamano così, in tribuna esultano e mostrano le magliette, tutte rigorosamente numero 10. E sì perché in Qatar è venuta tutta la famiglia, se questo è l’ultimo Mondiale, meglio sognare insieme. La moglie Antonella, i figli Thiago, Mateo e Ciro, i fratelli Rodrigo, Matias, la sorella minore Maria Sol, il padre Jorge, la madre Celia («Un’altra partita come quella contro l’Olanda e mi viene un attacco di cuore»), più altri parenti. Poteva non segnare Messi in questa Argentina? No, anche perché il primo gol di Leo in nazionale era arrivato contro la Croazia in un’amichevole (persa) nel 2006. E si sa che il destino agli incroci della vita è sempre puntuale.
E la Pulce poteva non far segnare il Ragno, visto che il rigore l’aveva procurato lui? Due gol per Alvarez in questa partita e 4 in questo Mondiale. Il primo: contropiede velocissimo, prende il pallone dentro la sua metà campo, 60 metri di corsa si fa il Ragno, inseguito dagli avversari, entra in area, vince un rimpallo, la palla sbatte sul suo corpo, finisce sul suo piede, e lui l’accompagna dentro. A Calchín, dov’è nato, una piccola località a 110 chilometri da Cordoba, sul cartello d’ingresso hanno messo la scritta “Benvenuti nel paese di Julian Alvarez”. Ora gioca nel City, è stato acquistato per soli 20 milioni. È uno che non butta via niente e alla sua età solo un altro argentino (Peucelle nel ‘30) ha siglato una doppietta nella fase finale. È dai tempi di Pelé che non si vedeva un ragazzino così orientato al gol in una semifinale.
La terza rete nasce da Messi che ridicolizza Gvardiol, lo smarca, lo sbilancia, sguscia via, in un festival di tecnica che manca solo il racconto ai nipoti davanti al caminetto a Natale e lo zucchero filato, arriva a fondo campo e mette di piatto la palla al centro dove Alvarez la ributta dentro. Premiata ditta Leo&Julian. Che vuoi di più? È un ballo a due. Con un solo padrone. Messi che ora ride sotto la curva, finalmente felice e leggero. E poi tutti in cerchio perché la messa non è finita, anzi la più bella deve ancora cominciare. Per l’Argentina domenica sarà la sesta finale. Con Messi che dice: «Avevo molte cose che mi passavano per la testa, ero emozionato sin dall’inizio, tutta questa gente, tutti coloro che sono qui, la mia famiglia. Il Mondiale è stato incredibile per quello che stiamo vivendo. Ora c’è l’ultima partita ed è quello che volevo». Il sogno prende forma.