Via libera all’invio di armi a Kiev Conte dice «no», il Pd si divide
11 Gennaio 2024Governo Meloni, se l’opposizione gioca di rimessa è un fallimento annunciato
11 Gennaio 2024di Marcello Sorgi
In certi momenti, la seduta della Camera di ieri dedicata agli aiuti all’Ucraina ricordava il famoso, quanto infondato, secondo gli storici, “Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie” del 1841, la cui principale disposizione era: “Facite ammuina”, cioè confusione. Non essendoci gran voglia da parte delle forze di maggioranza né di opposizione di esprimere un nuovo, dichiarato appoggio alla guerra, tutto si è svolto con un complicato gioco di astensioni reciproche, che hanno consentito di far passare sia l’ordine del giorno della maggioranza – su cui si è astenuto il Pd – sia quello del Pd, su cui il governo si è rimesso al voto dell’aula.
Nel susseguirsi concitato delle votazioni – appunto, “l’ammuina” – il Pd, oltre ad astenersi sul documento della maggioranza, che rinnovava il sostegno a Zelenski e prometteva di adeguarsi alle prossime richieste della Nato, è riuscito nel capolavoro di assumere lo stesso comportamento sul testo dei 5 stelle, schierati per il cessate il fuoco. Uniche eccezioni nel gruppo Democrat i voti a favore del governo dell’ex-ministro della Difesa Guerini e delle due deputate Quartapelle e Madia, contrarie all’ipocrisia dell’atteggiamento “a favore e contro”.
D’altra parte, occorre mettersi nei panni di un parlamentare Pd che si chieda, al di là di quella ufficiale, quale sia la vera posizione del partito sulla guerra in Ucraina. La segretaria Schlein all’inizio ha spiegato che, non potendo cambiare una posizione che s’era già trovata al momento della sua elezione alla segreteria, si sarebbe adeguata. Ma lasciando trasparire tutte le riserve mentali possibili, e una naturale attenzione, se non simpatia, per il movimento pacifista. Il recente raddoppio delle guerre, con l’attacco del 7 ottobre di Hamas ad Israele e la conseguente, durissima reazione, ha reso ancora più complicata la gestione del tema guerra all’interno del partito. E liberato una serie di nostalgie filopalestinesi, nella tradizione storica di Dc e Pci, che hanno cominciato a lievitare anche fuori dagli stretti confini del Pd. Il risultato di queste spinte contrastanti è stata la confusione di ieri, espressa più dalla pancia che dalla testa del partito, e destinata a non placarsi tanto facilmente.