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1 Dicembre 2022A novembre l’indice dei prezzi al consumo si conferma a +11,8% intanto la media dell’Eurozona arretra dal 10,6 al 10 per cento
PAOLO BARONI
A novembre in Italia l’inflazione resta ferma all’11,8%, una buona notizia dopo mesi si rialzi continui se non fosse che in parallelo nei paesi dell’Eurozona il livello del carovita è sceso dal 10,6 al 10%, ben oltre le previsioni della vigilia. «L’auspicio è di aver raggiunto il picco», si augurano Confersercenti. Ma intanto la corsa dei prezzi dei prodotti che compongono il carrello della spesa (beni alimentari e prodotti per la cura della casa e della persona) tocca un altro record segnando un sempre più preoccupante +12,8% che impatta direttamente su redditi e consumi delle famiglie. Lieve calo, dall’8,9 all’8,8%, invece per i prodotti ad alta frequenza di acquisto. Secondo le stime dei consumatori il persistere di questi rincari, su livelli che non si conoscevano dal 1984, pesano per 3.625 euro a famiglia (1.318 euro in più solo per mangiare) secondo il Codacons, cifra che stando all’Unc sale addirittura a quota 3.968 euro per una coppia con 2 figli.
Secondo l’Istat questo mese l’indice nazionale dei prezzi al consumo registra infatti un aumento dello 0,5% su base mensile e resta invariato rispetto a 12 mesi prima. Questo risultato, viene spiegato, è essenzialmente legato agli andamenti contrapposti di alcuni aggregati di spesa: da un lato rallentano i prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +79,4% a +69,9%), degli alimentari non lavorati (da +12,9% a +11,3%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +7,2% a +6,8%); dall’altro accelerano i prezzi degli energetici regolamentati (da +51,6% a +56,1%), dei beni alimentari lavorati (da +13,3% a +14,4%), degli altri beni (da +4,6% a +5%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,2% a +5,5%). Su base annua, i prezzi dei beni mostrano un lieve rallentamento (da +17,6% a +17,5%), mentre rimangono stabili quelli dei servizi (+3,8%).
L’inflazione acquisita nei primi 11 mesi dell’anno arriva invece all’8,1%, mentre l’indice armonizzato (l’Ipca) che serve a calcolare gli aumenti contrattuali scende di un decimale di punto dal 12,6 al 12,5%.
«Se nei prossimi mesi continuasse la discesa in corso dei prezzi all’ingrosso del gas e di altre materie prime – secondo l’Istat – il fuoco dell’inflazione, che ha caratterizzato sin qui l’anno in corso, potrebbe iniziare a ritirarsi».
Il problema è che da oggi, come segnalano i consumatori, per effetto della riduzione degli sconti deciso dal governo i prezzi dei carburanti aumenteranno di 12,2 centesimi al litro. Secondo il Codacons la benzina in modalità servito per effetto di questo intervento, stando alle ultime quotazioni ufficiali, passerà da una media di 1,801 euro al litro a 1,923, mentre il gasolio da 1,885 euro volerà a 2,007 euro/litro sfondando la soglia psicologica dei 2 euro. Per un pieno di benzina o gasolio la maggiore spesa sarà pari a 6,1 euro, con un aggravio, considerando due pieni al mese, pari a +146,4 euro a famiglia su base annua, «un macigno sul Natale degli italiani, che porterà nelle casse dello Stato circa 317 milioni di euro in più solo nel mese di dicembre» denuncia a sua volta Assoutenti.
La crescita continua dei prezzi ha prodotto una progressiva erosione dei risparmi spingendo le associazioni dei produttori e dei consumatori a lanciare l’allarme in vista del Natale. Per la Coldiretti l’aumento dei prezzi svuota le tavole del 47% delle famiglie italiane (colpendo innanzitutto i consumi di alcolici, dolci, salumi, pesce e carne), dato che sale al 60% se si prende in esame la fascia di popolazione a basso reddito.
Confcommercio, secondo cui i dati sono «in linea con le attese», sottolinea invece con preoccupazione la progressiva crescita dell’inflazione di fondo che a novembre segna un +5,7%, segnalando «come le tensioni si siano ormai trasferite al sistema, elemento destinato a rendere più lungo e complesso il processo di rientro». Per Federdistribuzione, questo andamento dei prezzi significa «una pressione enorme sui bilanci delle imprese», che l’impennata delle bollette energetiche sta rendendo «quasi insostenibili».
In questo quadro, anche i dati positivi sul Pil (+2,6% su base annua, +0,5% nel terzo trimestre 2022) rilasciati sempre ieri dall’Istat secondo Confcommercio non rischiarano il cielo «dalle molte nubi che si addensano sul futuro prossimo dell’attività economica».