
DIGEST MONOGRAFICO – ARTICO E IL RIASSETTO DEL POTERE GLOBALE
8 Dicembre 2025
Che cosa può fare adesso l’Unione?
8 Dicembre 2025di Alfredo Herbin
Il mondo sta cambiando forma, e non per astrazione. Lo scioglimento dei ghiacci artici sta riaprendo rotte che accorciano le distanze tra Asia ed Europa, spostando verso nord il baricentro della logistica globale. La Northern Sea Route non è una deviazione marginale: è la soglia attraverso cui leggere una trasformazione più profonda, quella del sistema-mondo. Giovanni Arrighi lo aveva intuito con chiarezza: quando mutano le infrastrutture, le rotte e gli spazi dell’accumulazione, muta anche l’ordine del potere. L’Artico, oggi, è il laboratorio di questa transizione.
Per capire la portata del cambiamento bisogna ripercorrere i cicli storici dell’egemonia. Nell’età moderna Genova costruì un potere finanziario raffinato, ma dipendente dall’impero spagnolo. L’Olanda inaugurò la stagione del capitalismo logistico globale, fondato sulle compagnie e sulle rotte oceaniche. La Gran Bretagna trasformò la rivoluzione industriale in un impero connesso da ferrovie, telegrafi e flotte. Gli Stati Uniti, nel Novecento, unirono sicurezza marittima, tecnologia, dollaro e istituzioni multilaterali in un ordine capace di regolare l’interdipendenza mondiale. Tutti questi cicli conobbero una fase materiale, una finanziaria e infine un declino.
Oggi siamo nel mezzo di un nuovo passaggio. La Cina dispone della più vasta capacità industriale e infrastrutturale al mondo, costruendo corridoi logistici che legano l’Eurasia all’Africa e all’Europa. La Russia conserva un peso territoriale ed energetico decisivo, soprattutto nel Grande Nord. Gli Stati Uniti restano la principale potenza militare e finanziaria, ma faticano a sostenere un ordine internazionale che non corrisponde più alla distribuzione reale del potere. Il risultato è un interregno: un equilibrio instabile in cui il vecchio sistema non regge più e quello nuovo non è ancora definito.
È nell’Artico che questa transizione diventa visibile. Il riscaldamento globale apre passaggi prima impraticabili, ridisegna le mappe commerciali, rende accessibili nuovi giacimenti e spinge gli Stati a investire in rompighiaccio, porti, basi logistiche. La Russia vede nella rotta artica una leva per riaffermarsi come potenza eurasiatica. La Cina la integra nella sua “Via della Seta Polare”, un’alternativa strategica agli stretti controllati dagli Stati Uniti. Non si tratta di un’alleanza classica, ma di una cooperazione strutturale che riduce la centralità marittima americana e costruisce un ordine più multipolare.
In questo scenario il clima non è lo sfondo della geopolitica: è la sua causa materiale. Lo scioglimento dei ghiacci produce un mutamento nelle rotte, nelle risorse, negli equilibri di sicurezza. Ciò che accade nell’Artico riscrive le basi del sistema-mondo, proprio come accadde con la scoperta delle rotte atlantiche o con l’apertura del Canale di Suez.
Ogni transizione egemonica della storia è stata accompagnata da conflitti. Il declino olandese portò alle guerre anglo-olandesi; quello britannico ai due conflitti mondiali. Il declino americano si manifesta in una costellazione di crisi: la guerra in Ucraina, le tensioni su Taiwan, l’instabilità del Medio Oriente, la militarizzazione dell’Artico. Le guerre non sono deviazioni dal percorso storico: ne sono parte integrante.
Le conseguenze economiche sono profonde: cambiano le catene di approvvigionamento, si ridisegna la centralità dei porti europei, si riorganizza la mappa energetica euroasiatica. La Siberia, un tempo periferia, diventa una dorsale della logistica mondiale. Le conseguenze sociali e politiche non sono meno rilevanti: pressioni sulle comunità indigene, nuovi rischi ambientali, competizione per risorse rare, vulnerabilità crescenti per un’Europa più esposta al gioco tra Cina e Russia.
Il futuro resta aperto. Un primo scenario vede la Cina costruire un nuovo ciclo egemonico fondato su logistica artica, tecnologia e potenza industriale. Un secondo immagina un ordine multipolare guidato dall’asse cino-russo. Un terzo scenario descrive un mondo senza un centro, segnato da frammentazione e instabilità.
Quel che appare certo è che l’Artico segna un cambio d’epoca. Il clima accelera la ristrutturazione del sistema mondiale. La cooperazione tra Cina e Russia propone una piattaforma alternativa all’ordine atlantico. Gli Stati Uniti affrontano la fase discendente del loro ciclo. L’Europa deve ripensarsi, se non vuole scivolare ai margini delle nuove geografie del potere.
La globalizzazione del XXI secolo nascerà da questo riassetto. Sarà più continentale, più competitiva, più dipendente dai mutamenti della Terra. E l’Artico, più di ogni altro luogo, è il punto in cui il futuro ha già preso forma.





