Bisognerà abituarsi d’ora in poi: la segretaria è portata a scegliere con cura esternazioni e sortite pubbliche anche sui social
È stato sufficiente qualche giorno di assenza di Elly Schlein dalla scena pubblica per alimentare voci dentro e fuori il Pd. Se ne è discusso nei gruppi dem, dove molti parlamentari si sono interrogati sulle ragioni del silenzio, e se ne è scritto sui media. La politica contemporanea è così abituata al ring quotidiano che, per l’uscita elettorale di Schlein in Toscana dell’altro giorno, si è parlato di «ritorno», come dopo una scomparsa. Bisognerà abituarsi: Schlein è portata a scegliere con cura esternazioni e sortite pubbliche ed è una politica molto più prudente, nel bene e nel male, di come qualcuno se l’è figurata o di come altri amano immaginarla. Del resto, potrebbero essere gli stessi che prefiguravano «praterie» per i centristi dopo la sua elezione alla segreteria. Va detto al proposito che la continenza di Schlein, anche nell’uso dei social, può essere considerata un valore nella settimana in cui Carlo Calenda e Matteo Renzi hanno consumato la più sguaiata e pubblica delle scissioni nella storia della politica italiana, scandita su internet in tempo reale, nella quale mancava solo che finissero in pasto all’opinione pubblica anche i messaggi privati, e non è ancora escluso che possa accadere.
Ovviamente, però, quella appena trascorsa non è stata una settimana qualunque. Si sono chiuse le nomine per i vertici delle partecipate, il governo ha varato il Def. Da questo punto di vista sarà importante capire se l’assenza di Schlein è stata dettata anche dalla volontà di lasciare decantare i malumori interni seguiti alla nomina della segreteria – malumori accresciuti anche dalle improvvide uscite di alcuni membri – o se è ancora in corso lo studio per prendere le misure al nuovo ruolo: dosare uscite e silenzi, attacchi e controproposte. Per alcuni giorni è toccato dunque ai componenti della neonata segreteria intervenire sui rispettivi dossier e ne è arrivata una scontata bocciatura delle mosse del governo.
Schlein sa bene che la costruzione di un’agenda alternativa non passa solo dai no o dal rilancio dei propri cavalli di battaglia, come il sacrosanto salario minimo, ma anche dalla capacità di mostrare cheil Pd offre un’alternativa in tutti i passaggi del confronto politico, specie quelli strategici come la presentazione del Def. E sa altrettanto bene che alcune scelte fondamentali non possono essere lasciate troppo in sospeso. Il termovalorizzatore di Roma, per esempio, dopo essere stato usato dal M5S come pretesto per far cadere il governo Draghi e sottrarsi all’alleanza elettorale con il Pd, rischia di tornare a essere una grossa grana per i dem. Proprio sulle ambiguità e le divisioni nel Pd conta chi, come Giuseppe Conte, dal 26 febbraio sembra mosso soprattutto dall’urgenza di creare problemi a Schlein di cui teme la concorrenza elettorale. In settimana è previsto un voto alla Camera sull’opera che è diventata il cuoredel mandato del sindaco di Roma Roberto Gualtieri e che, se dovesse saltare, creerebbe un incidente difficilmente rimediabile. Nel Pd non sono pochi i contrari alla realizzazione dell’oper a e tra questi la responsabile Ambiente Annalisa Corrado (l’ex giornalista Sandro Ruotolo, responsabile Cultura, ha addirittura ipotizzato un referendum cittadino). Alla domanda sul termovalorizzatore che le è stata posta dai cronisti durante il suo tour elettorale, Schlein ha risposto così: «Siamo in Toscana». Ha insomma preso tempo. Di tempo, però, non ce n’è più molto. Se Schlein è contraria al termovalorizzatore, è bene che Gualtieri e gli elettori lo sappiano subito. Se è favorevole, dovrà dirlo con chiarezza prima del voto in Aula, perché il via libero politico a un’opera così importante per la Capitale non può arrivare con una sorta di silenzio assenso.
L’accortezza di Schlein, la stessa con la quale vuole dimostrare nei fatti, e non a parole, che il Pd non è diventato un territorio ostile ai cattolici democratici, non può correre il rischio di essere scambiata per reticenza. Schlein è una novità della politica italiana, è la sua forza, e come tutte le novità deve ancora essere conosciuta e capita. Ci sono fasi in cui il silenzio è d’oro, altri in cui può creare equivoci. Per questo è importante che Schlein non perda occasione per disegnare con chiarezza i confini della sua proposta, anche quando a sollecitarla è la società civile. Cento femministe le hanno scritto una lettera aperta per denunciare la pratica della maternità surrogata come forma di sfruttamento sul corpo delle donne, lettera che merita una risposta chiara e che aiuterà a capire come la leader dem intende muoversi e come farà a tenere insieme le diverse sensibilità che coabitano nel Pd.
Solo per definire le alleanze c’è senz’altro più tempo. A patto di capire con il giusto anticipo sulle elezioni politiche se Conte è un potenziale alleato o un irriducibile antagonista del Pd.