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20 Novembre 2022L’attuale strumento urbanistico – il Piano operativo – è del tutto carente di un’idea di città e del suo futuro
di Pierluigi Piccini
… Proviamo a introdurre dei temi di fondo per una discussione che probabilmente non avverrà, ma che riguardano oggi le realtà cittadine e con esse anche la nostra. Per “la nostra” va intesa l’area vasta a cui Siena appartiene e dalla quale non si può prescindere. Le città stanno diventando sempre più il teatro privilegiato della perdita progressiva di un benessere collettivo che si considerava consolidato. I tentativi di riforma delle città sono, nella stragrande maggioranza dei casi, falliti. Un fallimento che ha portato in evidenza dei processi sociali quali: la marginalizzazione e l’impoverimento di ampie fasce sociali; la perdita di fiducia nel potere politico, amministrativo e giudiziario; il venire meno del principio stesso di autorità scientifica; l’aumento esponenziale del disagio sociale; l’emergere di comportamenti devianti e violenti anche in fasce sociali non toccate da povertà o marginalizzazione.
Per intervenire sulle città bisogna comprendere che la società attuale, a partire dagli anni ’90, ha sviluppato forme di economia selvaggia non più temperate dall’ideologia riformista, che hanno portato ad una crescita non equilibrata anche nelle realtà più sviluppate del Paese. Di qui un’accumulazione basata sempre più su meccanismi finanziari, potenziati nel tempo dai crescenti processi di digitalizzazione. Ne è risultato un incremento di ricchezza concentrato sempre di più su pochi a danno di molti. I mass-media registrano da tempo questo fenomeno come indebolimento del ceto medio che, per evidenti motivi, è diventando e diventerà nei prossimi anni sempre più il problema di Siena. Il risultato è la crescita della forbice sociale, l’impoverimento crescente di fasce di popolazione, il cedimento progressivo dei meccanismi di welfare (parola quasi del tutto scomparsa nel lessico politico), la perdita del consenso politico e sociale.
Per intervenire in modo efficace è necessario tener conto delle dinamiche attuali e delle specificità dei singoli ambiti urbani. Siena non è aliena da questi meccanismi, che si manifestano con la perdita del potere economico del suo territorio, con le incertezze legate alle sorti del Monte dei Paschi e non solo, con fenomeni crescenti d’immigrazione, con l’aumento del disagio sociale e di quello abitativo, con l’assenza perdurante di scelte politiche precise e di largo respiro su temi cruciali quali infrastrutture, istruzione, cultura, rilancio economico, politiche dell’abitare. A ciò si aggiunge il rapporto distorto tra Siena e il suo territorio; lo sviluppo demografico dei comuni dell’area metropolitana si è storicamente basato, in buona parte, sull’erogazione di servizi da parte del capoluogo ma in totale assenza di una progettualità di area vasta, oggi più che mai necessaria per rilanciare il progresso economico e sociale. Gli obiettivi discendono da un’idea di città, e non viceversa. L’attuale strumento urbanistico – il Piano operativo – è del tutto carente di un’idea di città e del suo futuro: è poco più di un elenco di opere pubbliche, oltre ad alcune previsioni relative alla media grande distribuzione commerciale. Proprio facendo riferimento a questi problemi è possibile tracciare al momento alcune ipotesi di lavoro, ovviamente non esaustive, ma che possono segnare un percorso di approfondimento: una città più inclusiva, proiettata in una dimensione metropolitana; contenimento del consumo di suolo; potenziamento dei servizi di prossimità; priorità alla valorizzazione del patrimonio esistente; riduzione del disagio sociale ed abitativo; sviluppo della mobilità sostenibile e del sistema della sosta; riorganizzazione dei servizi e dei centri di studio e ricerca. Alcune di queste concettaualizzazioni sono scaturite riflettendo sugli incontri che Fabio Pacciani sta facendo strada per strada, dalle discussioni che, di volta in volta, impegnano il tavolo delle liste che fanno parte del Polo Civico Siena e non ultimo dalle iniziative pubbliche dei singoli gruppi appartenenti al Polo. La speranza è che su questo e altro (nessuna pretesa di pensare che la realtà sia riducibile solo ai temi sopra elencati), si possa discutere nei prossimi mesi su una idea di città di area vasta e recuperare, ammesso che ciò sia possibile, il tempo perduto.
“Dimissioni firmate, qui vinta una doppia sfida”2022111953093838