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28 Settembre 2022L’aumento Mps sotto il tiro degli speculatori tensione sul titolo e Fratelli d’Italia blinda l’ad
giuliano balestreri
L’aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro, fondamentale per la sopravvivenza del Monte dei Paschi di Siena, è una sfida contro il tempo. Una partita da giocare contro il vento che soffia sui mercati e contro un’interesse nei confronti del titolo ai minimi storici. Lo confermano le ultime due sedute di Piazza Affari: lunedì il titolo non è riuscito a fare prezzo per tutto il giorno, chiudendo con una perdita teorica del 34,5%, uno scenario replicato anche ieri, fino a quando – a metà giornata – le azioni sono entrate in contrattazione per poi limitare il rosso a -1,8%. Una tensione acuita dal raggruppamento delle azioni da 100 a 1, deciso dall’assemblea e osteggiato dai piccoli soci che temevano l’ennesimo bagno di sangue per un titolo che da inizio anno ha perso il 70% del proprio valore. Per ridurre le oscillazione, Borsa Italiana ha deciso che «fino a successivo provvedimento sulle azioni ordinarie di Banca Mps» non sarà consentita l’immissione di ordini senza limite di prezzo. Una mossa dettata dall’esigenza di frenare l’attività speculativa e limitare oscillazione troppo elevata di un titolo «sottile», cioè poco liquido e volatile.
«Nonostante il rialzo dei tassi, il comparto bancario fatica ad attrarre capitale paziente» dice Edoardo Fusco Femiano, fondatore di Dld Capital, secondo cui «Mps resta una storia a se stante: l’aumento di capitale è un’operazione di Stato che verrà completata, ma sarà ancora più importante trovare un partner industriale che consenta allo Stato di uscire».
Nel frattempo, l’ad di Mps, Luigi Lovaglio, ha incassato la fiducia del consigliere economico di Giorgia Meloni, Maurizio Leo: «Ha l’esperienza necessaria per fare bene». Non solo, gode della stima degli investitori che gli riconoscono il successo ottenuto ai vertici di Creval e prima ancora alla guida della polacca Pekao, controllata da Unicredit.
Tuttavia, la volatilità dei mercati e il bisogno di Mps di chiudere l’aumento di capitale entro novembre per finanziare il piano industriale che prevede 3.500 uscite volontarie, aumentano le incognite sul futuro del Monte. Per mettere un freno alla speculazione, Lovaglio ha fretta di annunciare i nomi degli anchor investor che faranno da perno all’aumento di capitale. Proprio per questo, sono ripresi i dialoghi con Axa e Anima che già in estate avevano aperto all’ipotesi di sottoscrivere una parte dell’aumento di capitale. Il Mef che controlla il 64,2% di Mps si è impegnato a sottoscrivere la propria parte per 1,6 miliardi euro, altri 900 milioni di euro, quindi, dovranno arrivare dal mercato. Motivo per cui Lovaglio vorrebbe assicurarsi almeno 400 milioni da un pacchetto di investitori, prima che parta l’aumento. Un passaggio che renderebbe più appetibile la banca. Sul piatto, l’ad avrebbe offerto un rafforzamento delle partnership nel risparmio gestito e nella bancassicurazione. Nessuno, però, si sbilancia sul raggiungimento dell’intesa, ma le banche del consorzio di garanzia ritengono l’intesa un passaggio fondamentale per la ricapitalizzazione dell’istituto.