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Tanto tempo fa in Italia esistevano i partiti che talora i leader o gli osservatori definivano con arditi paragoni ad animali più o meno nobili. Memorabile la Giraffa (g maiuscola, ovviamente) di Palmiro Togliatti: il Pci, diceva, era come quello strano quadrupede che, grazie al lungo collo, era sempre più in alto di tutti e, con la sua vista acuta, vedeva più lontano di chiunque altro abitante della savana. Se dalla savana si passa alla politica, la storia, come si sa, si sarebbe incaricata di dimostrare il contrario, non per la vista della giraffa, ma per quella del partito del Migliore. La metafora ci può essere utile per giudicare quelli che, seppure alla lontana, una radice politica ce l’hanno nel defunto partito delle Botteghe Oscure: è il caso del Pd e in modo particolare di quello toscano che durante la Prima Repubblica si sentiva un collo più lungo e una testa più in alto di qualsiasi possibile rivale. Oggi Nardella, Giani, Emiliano Fossi e compagnia cantante della giraffa di Togliatti non saprebbero che farsene, giustamente, ma non l’hanno sostituita con nient’altro che possa avere uno sguardo lungo e acuto. Viene in mente questo, pensando alle prossime amministrative in Toscana e alle alleanze con le quali il Pd le affronterà, in particolare a Pisa. Facciamo un passo indietro: in vista delle primarie che avrebbero eletto la nuova segreteria nazionale Pd, la gran parte della consolidata nomenclatura toscana aveva scelto Bonaccini.
Con addirittura il sindaco di Firenze Dario Nardella a farne il secondo, ma non a bordo del ring, anzi spalla a spalla al centro del quadrato.
Com’è andata lo si è visto, ma i nostri eroi non si sono fatti né in qua né in là, non si sa bene se per fedeltà al partito in nome, per dirla in inglese, di un My Country, right or wrong o piuttosto per cercare di conservare posizioni personali.
In ogni modo, ora tutti con Elly (Schlein) e con il suo proconsole regionale Emiliano Fossi; tutti insieme, per ricercare l’alleanza con Giuseppi (Conte), ovvero quel M5s che dal 2018 in poi ne ha fatte vedere di tutti i colori, con scelte politiche, da destra a sinistra, come se si trattasse di bere un Crodino al posto di un Negroni, o viceversa, secondo le ore del giorno.
A Pisa, dunque, il Pd ha scelto di fare l’alleanza in nome di un campo largo con gli ex-seguaci di Grillo che, per la verità, in Toscana non sono quasi mai stati determinanti. Alleati, per una Reconquista , con un movimento che non ha mai rinunciato, né è supponibile voglia rinunciare al contrasto con molte delle questioni legate allo sviluppo della Toscana, dalle infrastrutture (dall’aeroporto di Peretola in giù) a tutto il resto, che finora sono state al centro dei programmi del Pd e fiori all’occhiello (molti rimasti nell’occhiello, a dire la verità) dei suoi maggiori esponenti.
Un campo largo che per ora non ha dato frutti visibili — basta guardare ai risultati delle Regionali in Friuli, mentre siamo ancora in attesa dell’effetto Schlein — ma che ha già fatto breccia nel Consiglio regionale dove il Pd, insieme ai Cinque stelle, ha bocciato il Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri, ndr ) che fino a prima appariva necessario a Dario Nardella come ad altri sindaci della sua parte.
Detto in poche parole, il collo del Pd toscano non somiglia neanche vagamente a quello di una giraffa: vede rasoterra le possibilità che gli si presentano, antepone le opportunità di sopravvivenza giorno per giorno a un ragionamento che scelga un futuro e che tratti con gli altri sulla base dei propri progetti.
Staremo a vedere, ma (si parva licet componere magnis), Fossi e compagni dovrebbero riflettere sul collo della Giraffa, stando attenti a non confonderla come successe a quella di Togliatti che non vide la Porta di Brandeburgo, andò a schiantarsi sull’adiacente Muro e ci rimase per sempre.
Franco Camarlinghi