Fabio Giorgi Alberti
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Le buone idee hanno le gambe lunghe e grande longevità: lo dimostra Penne e video sconosciuti, arrivato alla XXVII edizione con un crescente successo (103 le scuole dell’obbligo iscritte). Il concorso nazionale, riconosciuto dal Miur e articolato su cinque sezioni, è stato un’intuizione di Nicola Cirocco, cui si è aggiunto il sostegno di un gruppo di docenti, intellettuali che si sono alternati alla guida di una onlus che gestisce gli aspetti organizzativi. Con impegno e buona volontà, pochi soldi, si è ottenuto un risultato straordinario: Piancastagnaio è l’unico riferimento per quei ragazzi che si cimentano con la scrittura e l’immagine in chiave giornalistica. Negli anni si è creato un patrimonio culturale, grazie alla testimonianza di giornali di classe, video, custodito nell’Emeroteca. Una operazione dalla valenza straordinaria, ancora da cogliere pienamente. Basta immaginare la parabola della scrittura in chiave giornalistica (ovvero di una capacità critica di analisi, descrizione, di un fatto o di un sentimento) che magari trent’anni fa poteva afferire alla romantica aspirazione di fare il reporter e che oggi è diventato un baluardo, un elemento di difesa della cultura e dell’intelligenza degli italiani, in un mondo dove la tecnologia e tendenze recenti (chi fa più i temi in classe?) ha annientato ciò che veniva dato per scontato. Lo stesso approccio con il video, che vede un giovane studente protagonista, non un passivo fruitore, non è banale. È proprio la volontà di andare controcorrente, quindi prefigurare una ampia conoscenza di vocaboli (si pensa in base al numero di parole che si conoscono), analizzare un fatto, elaborare un ragionamento, trasmettere emozioni è il valore aggiunto di un concorso che, a questo punto, merita un salto di qualità. Raggiunto il riconoscimento ministeriale e un numero elevato di scuole partecipanti, può essere una palestra di democrazia e partecipazione, di lettura critica della società, di costruzione di cittadini culturalmente evoluti e consapevoli della realtà che ci circonda, in antitesi al ruolo di cittadini-consumatori (di notizie, di emozioni, di merci) a cui sembriamo condannati. Un modello di ragazzi-pensanti già esiste, ed è fornito dal festival di Giffoni, legato al cinema, che ha prodotto non solo un evento ma anche dei cinema, sale di prova, aule per laboratori, eventi, attività didattiche, che dura tutto l’anno (e che richiama ragazzi da tutto il mondo). Piancastagnaio, a differenza di questo esempio, non ha ricevuto grandi finanziamenti e non aveva come “padrino” un personaggio noto, eppure ha una valenza ancora più elevata e lo stesso potenziale: può raccogliere intellettuali e studiosi in maniera più organica rispetto a quanto si sta facendo (e non è, comunque poco), può articolarsi in maniera stabile, con varie attività distribuite su un intero anno. La volontà, già chiara, di far dialogare la scrittura con svariate discipline, un approccio culturale evoluto, l’esistenza di spazi che possono avere una destinazione utile e originale sono tutti elementi che possono fare, di Piancastagnaio, la capitale della “meglio gioventù” italiana e internazionale. Intanto, godiamoci tre giorni preziosi di partecipazione e condivisione di passioni.