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14 Marzo 2023Direzione Pd. Nessun senese con Elly Schlein
14 Marzo 2023Le capacità di adattamento dei «cacicchi» dem che Elly ha fustigato (e poi messo in direzione)
di Roberto Gressi
Battaglia per la governance, correnti tutte in campo
Roma «Non vogliamo più vedere capibastone e cacicchi vari». Accidenti, le parole pesano. Ed Elly Schlein non li ha mica chiamati capicorrente o potentati. Ma capibastone, che sono quelli che controllano con metodi sbrigativi pezzi di territorio. E cacicchi, i capi tribù dell’America del Sud sotto la dominazione spagnola, capaci di ridurre a una totale dipendenza le comunità locali. Lecito aspettarsi lì, dove fischiano le orecchie, una levata di scudi, oppure teste coperte di cenere, fughe precipitose. E invece, macché. Nel Pd si fischietta, il cacicco è sempre qualcun altro, magari qualche faccendiere nei territori, «spregevole sì, ma li terremo a bada». E poi,ancora: «Fa parte del gioco, lo deve dire…». Ed anche: «In realtà ce l’aveva soprattutto con la Campania…». Quindi almeno Vincenzo De Luca dovrebbe reagire o far penitenza. Figuriamoci, solo ironia: «Vedo un periodo di grande effervescenza e di grande allegria davanti a noi».
Ma allora, a questo punto, uno se li aspetta i tagliatori di teste. Marco Furfaro, il toscano d’assalto. Il napoletano Marco Sarracino, che denunciò di essere stato chiuso in una stanza a Gragnano in piena campagna congressuale. La sardina Mattia Santori, peso leggero ma con il pregio di non conoscere i costumi locali.
Sorrisi e veleniE invece no. La prima partita per il potere, quella della nuova direzione, l’ha gestita lei, Elly, con Francesco Boccia che per l’occasione ha svestito il muso duro delle primarie per scoprirsi cesellatore, in modo di far tutti contenti. E i capicorrente, con le loro squadre e squadrette, rispuntano tutti.
Eccole, le vicepresidenti. Chiara Gribaudo, che quando Matteo Orfini si era schierato con Stefano Bonaccini l’aveva mollato per Schlein. Con Marianna Madia e Lia Quartapelle si era battuta contro Debora Serracchiani capogruppo (a proposito di sorellanza) e che il borsino dà per insoddisfatta per un ruolo che considera poca cosa. E la pugliese Loredana Capone, con la quale si congratula Michele Emiliano, presidente (cacicco?) della Regione. Michele Fina, abruzzese di rito orlandiano, tesoriere al posto di Walter Verini, che pochi minuti prima era stato sommerso dalle lodi della neosegretaria.
La parte del leoneE poi la direzione. Lì, guarda un po’, la parte del leone la fa Dario Franceschini, che non risulta che abbia sciolto AreaDem e porta a casa tra i diciassette e i venti componenti. Lui, Dario, è membro di diritto, sua moglie Michela Di Biase è stata invece votata. A gestire la partita Marina Sereni, e per lei gli aggettivi si sprecano: «Bravissima, attentissima, una killer vera». Dems è la corrente di Andrea Orlando, un po’ sbriciolata, con lui che incassa comunque sette o otto nomi, la diaspora di Giuseppe Provenzano se ne aggiudica tre o quattro. Ma anche Nicola Zingaretti difende tra i dodici e i quindici alleati, per lo più della ridotta romana e laziale, comunque più numerosi di quando era segretario. L’area che in qualche modo si ispira a Enrico Letta ha tra i dodici e i quattordici rappresentanti. C’è ovviamente la stella nascente Marco Furfaro, che porta in dote a Schlein i rapporti con la rete pacifista, e con lui, nel gioco delle coppie che non manca mai, la moglie Maria Pia (Mapi) Pizzolante, che pure fa politica da molto tempo. Base riformista di Lorenzo Guerini si assicura tra i dieci e i dodici posti, ex renziani al lumicino con Alessia Rotta, come pure Matteo Orfini. Nutrito il drappello dei rientranti di Articolo 1, con Alfredo D’Attorre, Arturo Scotto, contrario all’invio di armi all’Ucraina, e Cecilia Guerra, che tutti insieme suscitano anche la commozione di Livia Turco. Vincenzo De Luca (cacicco?) c’è di diritto come presidente della Campania e con lui pure suo figlio Piero De Luca (ancora il gioco delle coppie). Piero Fassino entra come ex segretario, David Ermini arriva direttamente dal Csm. Entrano anche un più che felice Goffredo Bettini, Laura Boldrini e Susanna Camusso, mentre Brando Benifei, capodelegazione al Parlamento europeo, non incassa granché, se non, dice qualcuno, un po’ di ossa rotte.
Europee croce e deliziaPoi ci sono gli sfidanti del congresso. Gianni Cuperlo, Paola De Micheli e ovviamente Stefano Bonaccini, che almeno al momento, non sta lì ad aspettare che Elly vada a sbattere, ma nemmeno vuole fare la parte di Sancho Panza. Il governatore dell’Emilia-Romagna si è assicurato una robustissima pattuglia, soprattutto nella sua regione, anche se non è facile tradurla in numeri per gli intrecci tra le correnti, e comunque continua, passo passo, a trattare con la segretaria.
E alla fine lei, Elly Schlein, che comunque pare conoscere il gioco e ha messo almeno una o uno dei suoi in ogni regione, a controllare se non a dirigere il traffico. Obiettivo una lunga campagna elettorale fino alle Europee. E la campagna elettorale la sa fare, viste le primarie e gli oltre cinquantamila voti presi a 28 anni per volare a Strasburgo. Nel mirino Giorgia Meloni, che non sta lì a girarsi i pollici, e la marca stretta anche non lasciandola sola mattatrice nemmeno al prossimo congresso della Cgil.