La spaccatura di Del Re pone molti interrogativi anche Montanari spera di portarla dalla sua parte E per Nardella c’è pure la grana del Consiglio
di Ernesto Ferrara
E adesso occhio al far west per il ballottaggio. Occhio agli strani flirt e alle inattese mosse che potrebbero saltare fuori. E occhio anche alla trincea del Consiglio comunale, dove negli ultimi 6 mesi nulla più sarà scontato. A cominciare dall’approvazione del Piano operativo (Poc).
Il terremoto di Cecilia Del Re scombussola lo scenario a 6 mesi dal voto per Palazzo Vecchio. E apre inusitati spunti di ragionamento per i fanatici della politica fiorentina. Che farà davvero l’ex assessora all’urbanistica cacciata da Nardella che ha annunciato l’addio al Pd e una sua lista civica battezzando l’uscita di 3 consiglieri comunali dal gruppo dem di Palazzo Vecchio e di qualche consigliere di quartiere (5-6 parrebbe, non i 12 annunciati)? I renziani la danno già per quasi certa alleata, convinti che aderirà al progetto di fare primarie senza il Pd con Stefania Saccardi lanciato dal leader di Italia Viva. Un polo riformista tra le due certo potrebbe fare male al Pd. Ma chissà. In fondo è vero che la compagine delreiana è molto divisa e le sirene renziane non sono le sole a chiamare l’avvocatessa. Un fedelissimo dell’ex assessora come Massimiliano Piccioli, uno dei tre del neo gruppo Firenze Democratica, ai dem del Salone dè Dugento ha spiegato che il progetto di Cecilia potrebbe pure essere quello di fare non un accordo ma concorrenza per così dire a Renzi. Con una lista civica di supporto alla candidata Pd Sara Funaro. O almeno con l’idea di sostenerla poi all’eventuale secondo turno, ma pesando di più nel negoziato.
A sorpresa però sotterranei contatti di emissari delreiani in questi giorni stanno andando avanti con Tomaso Montanari. Lo storico dell’arte paladino della sinistra fiorentina che sta promuovendo una “ cosa rossa”, una coalizione a sinistra per sfidare il Pd « che si è chiuso nella sua arroganza», ha salutato con favore lo strappo delreiano e ora osserva. Faranno un patto? Davvero Del Re, che quando era in giunta raccontano fosse tra le più accanite sostenitrici della causa al prof che aveva parlato di una «Firenze all’incanto», adesso potrebbe allearsi con la gauche? Montanari, che si candiderà capolista di una civica anche lui ma non sindaco, ai suoi in queste ore sta raccontando che se Del Re accettasse di fare una lista civica sua sostenendo un altro candidato sindaco ( Daniela Morozzi? Daniele Calosi?) se ne potrebbe parlare. Ma è un’ipotesi dell’irrealtà: Del Re studia da anni solo da sindaca.
Certo è che il Pd non torna indietro. Per ora niente ritorni di fiamma di ipotesi come Eugenio Giani o Simona Bonafè, come sperano gli anti nardelliani: ritirare Funaro non è nemmeno preso in considerazione. È semmai la gara per il ballottaggio che ora si fa dura e imprevedibile. Se la destra non schierasse un nome forte come Schmidt e in gara contro il Pd ci fossero un polo Saccardi-Del Re e una sinistra- sinistra tosta il secondo posto non sarebbe più scontato: chi ci andrebbe? Lo spauracchio Campi- Sesto talvolta rimbalza anche sui tavoli dem fiorentini. Ancora prima per Nardella e i suoi c’è la maggioranza da tenere salda in Comune: senza i tre delreiani e i 2 renziani il voto del sindaco è vitale. Su atti come il Poc un aiutino da un paio di transfughi dell’opposizione è già più di una prospettiva per il Pd. I giovani democatici attaccano Del Re: «Le divisioni aiutano le destre».