Covid. La pandemia è finita
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4 Maggio 2023Allarme globale
Tra le prime cause della carenza di cibo ci sono i conflitti civili. Ma incidono anche fenomeni naturali legati al riscaldamento del pianeta e agli choc economici aggravati dalla pandemia di Coronavirus. La maggior parte degli Stati in sofferenza si trovano sul Continente africano: fragilità che causano l’esodo di milioni di persone
Lomé
È stato pubblicato ieri dal network FSIN il “Rapporto globale sulla crisi alimentare” (Grfc). Commenti e analisi derivati dagli studi di diverse agenzie internazionali descrivono una situazione radicalmente aggravata nell’ultimo anno. Guerre civili, crisi economiche e disastri ambientali sono le principali cause degli alti livelli di insicurezza alimentare registrati durante il 2022 nel mondo. « Almeno 258 milioni di persone hanno bisogno di aiuti alimentari di emergenza contro i 183 milioni dell’anno prima – stima il Grfc –. Tra le varie cause ci sono conflitti civili, fenomeni naturali legati al riscaldamento globale e le diverse crisi economiche aggravate con la pandemia di Coronavirus». Gran parte degli Stati analizzati dal rapporto si trovano sul Continente africano. La fragilità di questi sistemi politici e economici hanno spesso causato l’esodo di milioni di persone che, al momento, vivono come rifugiati in altri Stati oppure si trovano come sfollati all’interno del proprio Paese.
GLI AIUTI UMANITARI
Secondo le cifre del 2022, il 40% dei bisognosi vive in Etiopia, Repubblica Democratica del Congo (Rdc), Nigeria, Yemen e Afghanistan. Le tensioni sono ancora alte in tutto il territorio etiope che, per circa due anni, ha sostenuto una guerra civile complessa e sanguinosa. « L’Etiopia ospita più di 800mila profughi principalmente da Sud Sudan, Somalia e Eritrea – afferma l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur) –. Sono però 4,2 milioni gli sfollati interni etiopi, soprattutto nella regione del Tigrai, che hanno bisogno di assistenza alimentare ». In Nigeria, dove è stato da poco eletto un nuovo presidente, Bola Tinubu, la situazione continua ad aggravarsi. A causa dell’espansione jihadista e della collaborazione con gruppi armati del crimine organizzato, gli sfollati nel nord-est del Paese erano l’anno scorso «almeno 3 milioni», sottolineava il Programma alimentare mondiale (Pam).
LA MALNUTRIZIONE
Nella stessa area della Nigeria sono invece oltre 8,4 milioni i civili affetti dalla malnutrizione, un’altra delle conseguenze che stanno affliggendo in gran parte il Continente africano. «Circa 35 milioni di bambini sotto i cinque anni in 30 Paesi presi in esame soffrono di malnutrizione – stima il Grfc che ha focalizzato il suo lavoro su 58 Stati nel mondo –. Circa 9,2 milioni di essi soffrono invece di malnutrizione acuta». Entrambe le forme sono la principale causa di mortalità infantile in Africa nonostante alcuni progressi fatti nel settore sanitario. Secondo il rapporto, due nuovi Stati africani si sono aggiunti alla lista delle peggiori situazioni di insicurezza alimentare in corso: «Guinea e Mauritania sono incluse per la prima volta tra le principali crisi alimentari – sostiene il Grfc –. I loro livelli di insicurezza alimentare acuta sono superiori a quelli riportati nel 2021». Entrambi gli Stati continuano a subire gli effetti dell’instabilità politica interna al paese, è il caso della Guinea, o legata a uno Stato limitrofe, come nella relazione tra Mauritania e il vicino Mali asserragliato in un conflitto civile dal 2012. « Per il quinto anno consecutivo il numero di persone colpite da insicurezza alimentare è in aumento – ha affermato Simone Garroni, direttore di Azione
contro la fame (Acf) –. Sono soprattutto le guerre e i conflitti a causare la fame».
L’AUMENTO DEI PREZZI
In 38 Paesi analizzati, i ricercatori dello studio hanno riscontrato un sostanziale aumento dei costi dei prodotti alimentari di oltre il 10 per cento. La guerra tra Ucraina e Russia, importanti esportatori di grano verso l’Africa, e gli ostacoli provocati dalla pandemia di coronavirus, hanno reso ulteriormente difficile la situazione. Ma anche i vari fenomeni naturali che si sono abbattuti su numerosi Paesi africani causando inondazioni, cicloni e siccità, hanno contribuito all’aumento dei prezzi del cibo. Starà quindi alla comunità internazionale agire il prima possibile per evitare che tale contesto si aggravi nel 2023.