Il Terzo settore ha una missione da preservare
18 Luglio 2023Tunisia, le violenze non finiscono. Protestano le ong
18 Luglio 2023
di Massimo Franco
Rispetto a una settimana fa, Palazzo Chigi sembra avere ricalibrato la sua strategia in materia di giustizia. La sensazione iniziale secondo la quale Giorgia Meloni si preparava allo scontro con una magistratura all’opposizione del governo, è stata corretta dalla stessa premier. In materia di mafia, ma non solo, il suo partito ha riacquistato una linea almeno di non belligeranza col potere giudiziario sulla riforma preparata dal ministro Carlo Nordio. Ma non significa che le tensioni siano finite, nella maggioranza. Il Guardasigilli viene incoraggiato da FI. Proprio mentre FdI archivia come inattuali alcune proposte controverse di Nordio in materia di mafia, i berlusconiani rivendicano anche le misure più divisive. Il ministro della Giustizia viene «arruolato» come emblema di quello che il governo dovrebbe fare, nel merito e nel metodo. Ma è soprattutto il secondo aspetto a consigliare al partito di Meloni una presa di distanze dal «suo» ministro. Basta ascoltare il capogruppo alla Camera, Tommaso Foti. «In un argomento delicato come la riforma della magistratura, un confronto è indispensabile», ha avvertito. Parole che si aggiungono a quelle dei giorni scorsi del sottosegretario a Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano, e della stessa premier che ne aveva discusso col capo dello Stato, Sergio Mattarella. Il problema è che la giustizia non sarà né l’unico né l’ultimo elemento di frizione. A ritmo quasi quotidiano, spuntano temi che sembrano fatti apposta per marcare un’identità elettorale distinta a destra. Di fatto, è una strategia che porta alle Europee del 2024 sullo sfondo di una marcata competizione interna. Lo confermano i contrasti sulla giustizia che per FI è una bandiera da sventolare nel ricordo di quella che viene descritta come la persecuzione di Silvio Berlusconi; o la freddezza del governatore leghista del Veneto, Luca Zaia, sull’accordo tra Italia e Tunisia sui migranti, celebrato da Palazzo Chigi mentre per Zaia «non basta ma aiuta». E ad accentuare le divergenze c’è il fronte aperto da Matteo Salvini sulla cosiddetta «pace fiscale». Il tema riguarda 15 milioni di persone che non hanno pagato tutto al fisco, ricorda il capo leghista. Aiutarle farebbe incassare allo Stato «una marea di miliardi». Il ministro di FI, Gilberto Pichetto Fratin, approva. Ma la reazione di FdI è fredda, dopo le parole sorprendenti di Meloni sul «pizzo di Stato». Sa di condono in un Paese che ha un’evasione tra gli 80 e i 100 miliardi di euro. Combatterla «è un fatto di giustizia per chi paga le tasse», ha spiegato ieri il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Ruffini. Verità semplice, eppure tuttora contestata.