Tutte insieme per i soldi. Secondo le Regioni la sanità italiana è sottofinanziata in modo «preoccupante», ben meno sostenuta rispetto a quelle di altri grandi Paesi europei. Così ieri gli assessori alla Salute con una lettera hanno chiesto un incontro urgente ai ministri Orazio Schillaci e Giancarlo Giorgetti.
Nel testo sono indicati una serie di temi da affrontare e si chiarisce subito: ci vogliono più fondi. Anche realtà governate dalla destra, come Lombardia, Veneto e Piemonte, hanno messo la firma sul documento inviato dal coordinatore della commissione salute della Conferenza delle Regioni, l’assessore emiliano-romagnolo Raffaele Donini. Un’unanimità che la dice lunga sui malumori di chi guida la sanità a livello locale.
Giorgetti assicura che le spese per la sanità non saranno tagliate ma le indiscrezioni sulla manovra dicono che l’aumento del fondo destinato all’assistenza (che vale circa 134 miliardi) sarà contenuto. Dovrebbero arrivare circa 2 miliardi di euro, dei quali oltre la metà già previsti dalla Finanziaria dell’anno scorso. Non sono tanti soldi, le Regioni vorrebbero molto di più.
La prima parte della lettera affronta il problema del finanziamento dei nuovi Lea, i Livelli essenziali di assistenza, bloccati per un problema di tariffe delle prestazioni. La parte interessante arriva dopo, quando gli assessori indicano una serie di problemi da affrontare «in vista della preparazione della legge di bilancio per l’anno 2025». Intanto va, appunto «incrementato il livello di finanziamento del servizio sanitario nazionale per avviare un percorso di progressivo allineamento a quello garantito nei principali Paesi europei e per coprire i maggiori oneri determinati dell’andamento dell’inflazione ». Si tratta praticamente di quello che dicono l’opposizione, ma anche sindacati e società scientifiche. Il rapporto tra spesa e Pil nel nostro Paese è destinato ad arrivare, nel giro di un anno, al 6,2%. Pochissimo rispetto al 10% raggiunto, ad esempio, da Francia e Germania.
Inoltre, gli assessori chiedonoche venga ripristinato il Fondo complementare al Pnrr per opere di messa in sicurezza antisismica e antincendio degli ospedali. I soldi, 1,2 miliardi di euro, erano stati tolti dal fondo dall’allora ministro Raffaele Fitto, il quale aveva assicurato che le Regioni per l’edilizia ospedaliera potevano utilizzare un’altra linea di finanziamento. Evidentemente quelle risorse non sono disponibili.
Gli amministratori locali chiedono anche di risolvere il problema del payback sui dispositivi medici, il discusso contributo alla spesa da parte delle aziende produttrici che è stato di recente giudicato legittimo dalla Corte Costituzionale e sul quale si chiedono adesso indicazioni. Ma un passaggio è dedicato anche alla spesa farmaceutica, che sta crescendo in modo molto preoccupante e rischia di “mangiarsi” l’eventuale aumento del fondo sanitario nazionale. In questo caso si denuncia l’incremento dei costi legato al cambiamento del sistema di distribuzioni di certi farmaci.
Si chiedono poi soldi per abbattere le liste di attesa, visto che il provvedimento approvato subito prima delle elezioni europee non ha previsto un euro per le Regioni, ma solo indicazioni organizzative. Infine si vorrebbero soldi per finanziare il nuovo Piano pandemico (che al momento risulta disperso), il Piano di prevenzione vaccinale, e pure i dipartimenti di prevenzione delle Asl, quelli che si occupano di sicurezza sul lavoro. Se l’incontro si farà, sarà movimentato.