Nardella contro Fi Park “Vertici da cambiare”
20 Giugno 2023News
20 Giugno 2023di Franco Camarlinghi
«Chi vince la prima, perde il sacco e la farina».
Forte della sapienza di cui sono portatori i proverbi, il Pd di Elly Schlein si è giustamente adoperato al fine di perdere il primo appuntamento elettorale che si è trovato davanti. Siccome il detto popolare non contempla che perdere una seconda volta porti bene, l’appuntamento del prossimo anno con le Europee e ancora con Amministrative di rilievo, non consentirà alla segretaria del Pd giustificazioni scaramantiche in caso di insuccesso. Allo stato dell’arte se le contraddizioni interne ai democratici saltano agli occhi con evidenza per ogni fatto che coinvolga l’atteggiamento del gruppo dirigente intorno alla Schlein, tanto più evidenti diventeranno le difficoltà, anche locali, quando si andrà a decidere sul futuro delle sfide nelle città più importanti che andranno al voto il prossimo anno. Una di queste sfide è proprio quella di Firenze: si tratterà di una elezione destinata a chiudere un lungo periodo iniziato con Renzi e che finirà con Dario Nardella, all’inizio braccio destro e alla fine in conflitto permanente con il suo dante causa. Lasciando da parte il giudizio sui dieci anni dell’ultimo sindaco, non c’è dubbio che, per i dirigenti nazionali e locali, non sarà mai troppo presto nell’iniziare a definire candidature all’altezza di una competizione che solo i superficiali possono considerare già vinta.
Dai sondaggi viene fuori che la maggioranza dei sostenitori del Pd, in generale, ma in particolare in città importanti come Firenze, confermano la richiesta delle primarie. I dirigenti democratici toscani, memori di non voler perdere la farina e tantomeno il sacco, si lanciano in suggestive proposte di accrescimento della partecipazione, con annessa innovazione tecnologica: d’avanguardia, s’intende. Quando c’è poca farina e ci si accorge di un buco nel sacco, l’ottimo dirigente politico di sinistra, nel turno che gli capita, si appella alla partecipazione, spesso usata non come farmaco, ma come palliativo. Un osservatore disinteressato direbbe alla Schlein di dar retta ai sondaggi e di rendere chiaro che, a fronte di una scadenza di tanto rilievo come la scelta per la stanza di Clemente VII, ai fiorentini non verrà negata la scelta delle primarie. Lo stesso osservatore non direbbe niente al sindaco uscente, perché il rischio per Nardella è di perdere con le primarie qualsiasi capacità di influenza e di successivo peso politico, indispensabile per mantenere una qualche chance di proseguimento della propria carriera. Ci sarebbe da aspettarsi già qualche movimento comprensibile per la scelta delle candidature, dopo l’episodio della Del Re e qualche altro gossip trascurabile, ma non è così. Ci sarà un candidato dell’area Schlein, sì, ma per ora non ce n’è traccia, mentre gli elettori vogliono chiarezza sulle proposte e sui metodi. Capiscono anche la necessità di creare spazio intorno a un Pd pronto alle alleanze necessarie, ma non scambiano Giuseppe Conte con una costola di sinistra, al centro di una deriva indimenticabile e, di fatto, sempre in seconda battuta rispetto alla terrificante purezza populista del comico che lo portò da Novoli a Palazzo Chigi. In Toscana si giocherà una parte decisiva del secondo tempo di una leadership che non potrà permettersi tempi lunghi per presentare proposte e personalità che possano essere l’oggetto della decisione delle primarie.
A meno che non si voglia prendere esempio dalla memoria di un tempo che fu: quello del centrodestra di Denis Verdini che aveva come obiettivo costante di scegliere un candidato per Firenze solo all’ultimo momento, così gli elettori non facevano in tempo a ricordarsene il nome.
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