La «via giudiziaria» è fallita
5 Marzo 2024“I diritti vanno consolidati Parigi indica la via”
5 Marzo 2024di Marcello Sorge
Con l’arrivo di Meloni e della carovana dei leader in Abruzzo la campagna per le elezioni regionali, primo test dopo la vittoria del centrosinistra e la sconfitta del destra-centro in Sardegna, entra in dirittura finale. Per la premier e i suoi collaboratori, al di là delle dichiarazioni ufficiali, la Sardegna è stata frutto di una sottovalutazione dell’avversario: troppo tardi si sono resi conto che la Todde e l’alleanza Pd-5 stelle che la sosteneva erano competitivi, in un certo senso quando lo hanno capito era troppo tardi. Questa è solo la versione che Meloni e i suoi raccontano a se stessi, al netto del “tradimento” perpetrato nelle urne da una parte degli elettori leghisti grazie al voto disgiunto tra liste e aspiranti presidenti. Per gli alleati invece esiziale è stato l’aver sostituito il governatore in carica Solinas con un candidato, come l’ex-sindaco di Cagliari Truzzu, testardamente voluto dalla premier e rivelatosi alla prova dei fatti assai debole. Anche per questo sarebbe molto grave una seconda sconfitta, in questo caso del governatore dell’Abruzzo Marsilio, primo presidente di regione del partito della premier, oltre che suo amico personale.
Nel destra-centro infatti nessuno o quasi aveva messo in conto la possibilità di una rinascita della coalizione di centrosinistra, nella formula più ristretta dell’alleanza Pd-5 stelle che ha corso e vinto in Sardegna, o in quella più allargata da Calenda all’Alleanza Verdi-Sinistra, in gara in Abruzzo. Non la si riteneva affatto realistica, dato il tenore delle polemiche quotidiane tra i partiti di nuovo alleati e fino a ieri l’un contro l’altro armati. Anche negli ultimi giorni, appena incassato il risultato sardo e dopo aver festeggiato, Conte ha ripreso le distanze da Schlein e Calenda ha spiegato che in Abruzzo sostiene il candidato comune D’Amico solo perché è un civico e ha espresso posizioni condivisibili.
E tuttavia anche l’Abruzzo è diventato una prova a rischio per il destra-centro. Non solo per la qualità dei candidati e dei programmi: ma anche perché la Sardegna ha rivelato la voglia degli elettori di votare “contro”, quando è offerta loro un’alternativa possibile. In questo senso trovarsi al governo e correre per una conferma non significa più automaticamente partire in vantaggio.