La paura di parlare
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di Massimo Franco
L’ovazione che ha accolto Sergio Mattarella al congresso dell’Associazione nazionale dei magistrati a Palermo dice due cose. La prima è che i giudici vedono nel capo dello Stato la principale garanzia per mantenere l’autonomia e l’indipendenza rispetto a una politica che sembra tentata di ridimensionarle; e che comunque, almeno in alcuni settori della maggioranza, mostra insofferenza per alcune inchieste giudiziarie. La seconda è che il presidente della Repubblica si troverà presto strattonato in un conflitto istituzionale destinato probabilmente a incattivirsi.
Va detto che il Quirinale finora è riuscito a mantenere un profilo tale da impedire qualunque critica. Il fatto di mantenersi sempre nell’ambito dei poteri assegnatigli dalla Costituzione ha scoraggiato i tentativi, da ogni parte, di «arruolarlo» nelle polemiche. È stato così sul piano politico, e nello scontro tra governo e magistratura. Ma il quadro che emerge dallo scandalo in Liguria, come anche in Piemonte e in Puglia, mostra quanto sarà difficile evitare forzature e strumentalizzazioni.
Anche perché si mescolano elementi molto diversi, tutti potenzialmente disgreganti. Ci sono le elezioni europee a giugno. C’è un contrasto serpeggiante nella coalizione di governo sul modo di affrontare il coinvolgimento di esponenti dei partiti. E ci sono opposizioni altrettanto divise ma pronte a soffiare sul fuoco per mettere in difficoltà la maggioranza di Giorgia Meloni. Sulla Liguria si indovina un contrasto tra Lega e FI da una parte e FdI dall’altra sull’opportunità o meno che il governatore Giovanni Toti si dimetta dopo la decisione degli arresti domiciliari.
L’attacco arrivato ieri dal vicepremier, ministro e leader della Lega, Matteo Salvini, è diretto. «La magistratura faccia quello che deve fare, ma se ogni indagato si dimette l’Italia si ferma domani», ha detto. E, in modo ancora più esplicito ha aggiunto: «Vorrei sapere se ci fossero microspie negli uffici di qualche magistrato per quanto tempo continuerebbe a fare il magistrato». Parlava del caso Toti, ma il riferimento può estendersi anche ad altre situazioni in bilico.
È lo stillicidio che arriva da Genova, però, a preoccupare la maggioranza. Riecheggiano le parole di uno dei ministri più influenti: quello della Difesa, Guido Crosetto. «Con la logica usata per Toti» ha scritto in un lungo post, «possono arrestare la quasi totalità dei sindaci, dei presidenti di Regione, dei dirigenti pubblici. Suppongo potrebbero anche arrestare la maggior parte dei magistrati… Lo avevo predetto con largo anticipo». Parole che rischiano di gettare un’ombra su alcune Procure. E fotografano uno scontro difficile da ricomporre.