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5 Ottobre 2023L’esortazione nel giorno del via al Sinodo (e di san Francesco): cambiare il modello occidentale
«Il mondo si sta sgretolando» Il grido di Francesco per l’ambiente
Gian Guido Vecchi
CITTÀ DEL VATICANO «L’origine umana, “antropica”, del cambiamento climatico non può più essere messa in dubbio», con tanti saluti a «quelli che cercano di negare o minimizzare», di «porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale». Sono passati otto anni da quando Francesco pubblicò l’enciclica Laudato Si’, «ma col passare del tempo mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura». È un documento duro e diretto, l’esortazione Laudate Deum che il Papa ha pubblicato ieri come un compimento dell’enciclica sulla «cura del creato». Lo ha fatto ancora nella festa del santo di cui ha scelto il nome, lo stesso giorno nel quale ha aperto il Sinodo voluto «non per fare un’altra Chiesa, ma una Chiesa diversa», 464 partecipanti (più Bergoglio) e 365 «membri» votanti di tutti i continenti — non si dice più «padri sinodali» perché per la prima volta le donne, 54 in tutto, hanno diritto di voto —, esortati a non fare «battaglie ideologiche» perché «il Sinodo non è un parlamento».
Il titolo è una citazione di Francesco d’Assisi («lodate Dio per tutte le sue creature»), il Papa scrive d’essere «costretto a fare queste precisazioni a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica».
Ma l’esortazione è rivolta «a tutte le persone di buona volontà», credenti e non, come un invito a scuotersi contro tutti i negazionismi: «Per quanto si cerchi di negarli, nasconderli, dissimularli o relativizzarli, i segni del cambiamento climatico sono lì, sempre più evidenti. Poniamo finalmente termine all’irresponsabile presa in giro che presenta la questione come solo ambientale, “verde”, romantica, spesso ridicolizzata per interessi economici. Ammettiamo che si tratta di un problema umano e sociale».
Alcuni danni sono «irreversibili per secoli», però «siamo appena in tempo per evitare danni ancora più drammatici», il «punto di non ritorno». Le stesse «azioni di gruppi detti “radicalizzati”, in realtà occupano un vuoto della società, che dovrebbe esercitare una sana pressione». Il Papa accusa il «paradigma tecnocratico alla base del processo di degrado ambientale», un «modo deviato di comprendere la vita», come se «la realtà, il bene e la verità sbocciassero dal potere della tecnologia e dell’economia». Non piacerà alla galassia tradizionalista che si oppone a Francesco e ha il suo epicentro negli Usa: «Le emissioni pro capite negli Stati Uniti sono circa il doppio di quelle di un abitante della Cina e sette volte la media dei Paesi più poveri. Un cambiamento dello stile di vita irresponsabile legato al modello occidentale avrebbe un impatto significativo a lungo termine».
La Laudate Deum elenca dati scientifici e occasioni sprecate. Il mondo non ha capito la lezione della pandemia: «Tutto è collegato e nessuno si salva da solo». Così il Papa invoca «un multilateralismo dal basso e non semplicemente deciso dalle élite del potere», incalza le «grandi potenze economiche» e guarda alla Cop di Dubai di fine anno: «Non rinunciamo a sognare che segni un punto di svolta, una decisa accelerazione della transizione energetica». Perché «un essere umano che pretende di sostituirsi a Dio diventa il peggior pericolo per se stesso», conclude: «Le altre creature del mondo hanno smesso di esserci compagne di viaggio e sono diventate nostre vittime».
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