IL TACCUINO
di Marcello Sorgi
Nel fuoco dell’estate canicolare che più di un argomento offrirebbe ai 5 stelle ambientalisti delle origini, si sta definitivamente consumando la parabola di Grillo. E non perché il Garante sia rimasto solo, dato che vicina a lui c’è tutta la prima generazione delle origini e dei governi gialloverde e giallorosso. Ma perché il suo ruolo ha via via perso di significato: e se il progetto era quello di presentarsi all’assemblea d’autunno convocata dall’«avvocato del popolo» per proporre un’alternativa, questa prospettiva ha via via perduto di senso, e le due donne che meglio di tutti la incarnavano, l’ex-sindaca di Roma Raggi e quella di Torino Appendino non sembrano in grado di coagulare un sostegno tale da capovolgere gli equilibri interni. Né lo è Di Battista, il solo che abbia rispettato la regola dei due mandati, lasciando la Camera dopo il primo, tenendosi pronto per un eventuale secondo o per costruire una «cosa» sua.
La verità è che negli oltre tre anni e mezzo trascorsi da quando Conte ha lasciato Palazzo Chigi, molto è cambiato. I parlamentari eletti nel 2022 sono stati scelti uno per uno dal nuovo leader: il quale ha subito rivelato due facce, una movimentista sulla guerra (e soprattutto sulla pace), approdata alla scelta di far confluire i propri europarlamentari nella sinistra, e sull’ambientalismo, l’altra negoziatrice, dalla Rai a numerosi delicati passaggi parlamentari. Mentre Grillo, nel suo ruolo di Garante, tutte le volte che gli è stato chiesto di rimettere in discussione il «no» al terzo mandato, non ha aperto neppure uno spiraglio, scontentando tra l’altro esponenti a lui vicini come l’ex-presidente della Camera Fico, l’ex-ministro Patuanelli o l’ex-senatrice Taverna oggi caduti nel dimenticatoio. Conte invece, proprio su questo punto, è stato più flessibile, attribuendo semmai al Fondatore la responsabilità del muro eretto contro la violazione della regola fondamentale del Movimento. Ecco perché di qui a settembre, specie se ci sarà da decidere se presentarsi col centrosinistra nelle 3 regioni dove il «campo largo» potrebbe vincere, tutti si aspettano che Conte sposti la discussione dai guai interni al possibile futuro da assessori di molti candidati.